



Pubblicata dalla Nuova Ferrara
di Fiorenzo Baratelli
Non infierisco sull’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono. Ha dato le dimissioni e questo mi basta. Sulla portata di ciò che è successo valgano le parole di Guido Fanti: «Siamo di fronte ad un disastro. Si rischia di buttare a mare un patrimonio accumulato in anni di lavoro e sacrifici». Ma chi sono i responsabili? E’ la classe dirigente del Pd che ha portato in un vicolo cieco il maggior partito di opposizione. Dalle dichiarazioni sul dopo dimissioni e sulle primarie in Puglia esce una sconfortante coazione a ripetere che fa presagire che il fondo non si è ancora toccato.
La differenza tra la destra e la sinistra non dovrebbe limitarsi alle dimissioni, ma alla qualità del personale politico (comprensiva di competenza ed etica).
Per la sensibilità morale che ancora fa la diversità tra l’elettorato di sinistra e quello di destra è durato anche troppo il balletto giustificativo della grave posizione del sindaco di Bologna.
Ricordo fra tutte la dichiarazione berlusconiana del segretario Pd di Bologna: «Delbono è stato scelto dai cittadini quindi…»
Nessuno l’ha smentito.
Oppure Prodi che afferma: ma in fondo si tratta di una manciata di euro. Che cosa vuol dire?
Che l’etica non si basa sui principi (per esempio la commistione fra pubblico e privato), ma sulla consistenza del conto spese?
Insomma si propone un ragioniere al posto di Kant!
Se consideriamo poi la vicenda pugliese, la distanza fra la casta ed il popolo di sinistra si fa scandalosa.
Eppure c’è chi continua a difendere D’Alema; di più: lo eleggono all’unanimità presidente del Copasir!
Si potrebbe continuare a lungo con una tristissima casistica che tutti conosciamo; preferisco indicare la causa strutturale di questa deriva.
Il Pd è un partito privo di criteri e valori che consentano una selezione seria del suo personale politico.
Mi riferisco non ad articoli scritti nello statuto, ma al clima etico reale che si fa pratica quotidiana.
Prevalgono i capi bastone che scelgono i giovani sulla base della fedeltà e del conformismo, promettendo in cambio carriere e posti (e soldi) nelle istituzioni e nei tanti enti inventati ed inutili. Ma chi volete che emerga in questo contesto inquinato?
Non certo un Berlinguer, un Pertini, un Dossetti, un La Malfa, ma solo i gregari idonei ad entrare nel listino, con elezione garantita senza perdere tempo con quisquilie come l’esperienza, la cultura, la rappresentatività. Ma durerà un pezzo il silenzio degli iscritti, degli elettori del Pd?
Per quanto tempo ancora si accontenteranno del protagonismo di un giorno (le primarie) e della delega per il resto dell’anno ad un gruppo dirigente che li sta privando di tutto: voti, opposizione, orgoglio, appartenenza, progetto alternativo.
L’ultimo scippo riguarda il significato delle parole: giovani, donne, etica, solidarietà, unità.
Usate da persone inaffidabili diventano grimaldelli retorici e manipolatori: una presa in giro.
Un grande italiano, Norberto Bobbio, dedicò tutta la sua vita a contrapporre un’Italia civile ad un’Italia barbara. L’Italia dei Gobetti, Calamandrei, Capitini, Rosselli, Gramsci e l’Italia della prepotenza in alto e del servilismo in basso, dell’astuzia come suprema arte di governo e della furberia come povera arte di sopravvivenza: il grande intrigo e il piccolo sotterfugio. Se il Partito democratico non rappresenterà l’Italia civile non sapremo che farcene