



di Tommaso Mantovani
Non ho potuto essere a Roma sabato 15 ottobre, a partecipare alla manifestazione degli Indignados. Come Movimento 5 stelle, lasciamo libera coscienza ad eletti, attivisti e simpatizzanti, perché non vogliamo mettere il cappello, nemmeno in minima parte, su questa manifestazione ormai intercontinentale. Personalmente, pur condividendo i principi e lo spirito della protesta (non le strumentalizzazioni di partiti e para-partiti), sono rimasto a Ferrara, perché il sabato mattina lavoro (per fortuna, essendo precario della scuola…). Allora, provo a declinare l’antico adagio ambientalista del “pensare globalmente, agire localmente” nella nostra realtà di provincia. Ed ecco che mi vengono alla mente il crac Coopcostruttori (1 miliardo di euro, poco meno del crac Parmalat, secondo l’accusa) ed il ruolo avutovi dalle banche. Secondo le parti civili (i soci chirografari danneggiati), il comportamento di Carife e della Banca di Roma è stato a dir poco irresponsabile: continuando ad assicurare prestiti alla cooperativa, anche senza garanzie affidabili, hanno fatto sì che molti cittadini siano stati ingannati da un’apparente solidità e abbiano continuato ad investire in Coopcostruttori i propri risparmi.
Ma perché le banche l’hanno fatto? Ecco il loro ruolo nel capitalismo finanziario e nella borsa, aborrito dagli Indignados: far circolare liquidi, per sembrare in buona salute e attrarre investimenti. Per fare altri prestiti. Ad es. nell’edilizia, gli istituti di credito prestano denaro agli imprenditori, che realizzano nuovi quartieri, anche quando le case nuove invendute, solo a Ferrara, sono già 3.400. Oppure realizzano sempre nuovi collegamenti stradali, spesso mai terminati, o con continue varianti in corso d’opera (v. Cispadana e tangenziale ovest). Insomma, come negli anni ’50, si continua ad investire nell’asfalto e nel cemento, alla faccia della paurosa crisi ambientale, oltre che economica, che stiamo attraversando. A guadagnarci sono anche gli enti locali, tra oneri e standard di urbanizzazione, ICI, etc. E questi si rivolgono nuovamente alle banche, ad es. per nuovi mutui. Ed ecco che il cerchio si chiude: come in una gigantesca catena di S. Antonio, tutti ci fanno la cresta, soprattutto i partiti, che tengono le amministrazioni locali e organizzano il consenso popolare. Finché qualcuno non va a chiedere le garanzie dei soldi messi in circolazione: ecco il crac Coopcostruttori; ecco la crisi di Carife dopo il prestito agli imprenditori edili di Milano; ecco i 152 milioni di debito del Comune di Ferrara, dovuti, tra gli altri, agli interessi sui mutui e al derivato Dexia. Ma alla fine, secondo voi, chi ci rimette? Ambiente, cittadini, risparmiatori. Scegliete l’ordine che volete, ma Indignez-vous! Come ci grida il vecchio Stephane Hassel…
Tommaso Mantovani Consigliere Circoscrizione PpF/M5*