



di Valentino Tavolazzi
Il sindaco Tagliani ha dichiarato nei giorni scorsi che finalmente il dibattito su Cona affronta il merito della questione. Un segnale di disponibilità apprezzabile, se teso ad avviare una riflessione su come cambieranno i servizi sanitari con il progetto del nuovo ospedale. Progetto, peraltro, che nei decenni ha subito vari stravolgimenti, senza consultazioni della popolazione. Da quando il Pd (2001) ha deciso di chiudere il Sant’Anna, vari esponenti della maggioranza, a turno, tentano di spacciare tale scelta come un fatto tecnico. Ferrara, secondo il partitone, dovrebbe avere un solo ospedale, quello appunto nel fondo “Della Morte”, perché solo così sarebbe possibile garantire il massimo dell’assistenza sanitaria.
E in base a tale postulato si vuole chiudere l’ospedale in città, per trasformarlo, temiamo, ambulatori a parte, in una bella clinica privata con annesse attività commerciali e villette.
Noi reputiamo tale scenario devastante. La decisione, se lasciare in città alcuni servizi ospedalieri fondamentali (pronto soccorso, terapie mediche e chirurgiche dispensabili in giornata, anche in day hospital, comprese chemioterapia e radioterapia) è esclusivamente politica. Se chi ci amministra procederà a testa bassa nella direzione per noi sbagliata, dovrà assumersene tutte le responsabilità di fronte ai cittadini. Una buona amministrazione comunale ha il dovere di difendere il diritto alla salute, anche in contrasto con l’azienda ospedaliera o la stessa regione. La vicenda di Comacchio, e del suo pronto soccorso, insegna. Si deve forse arrivare anche a Ferrara alla mobilitazione popolare per mantenere in città servizi sanitari fondamentali?
Per assicurarli ai cittadini il Comune dovrebbe portare la revisione del progetto Cona/Sant’Anna alla conferenza territoriale e battersi affinché la Regione compia le scelte finanziarie necessarie. Ci auguriamo che Pd e maggioranza abbiano più a cuore l’interesse dei cittadini, in massima parte residenti in città, che la mega operazione immobiliare nel Sant’Anna. La città ha bisogno di un vero servizio di emergenza, attrezzato di tutte le unità operative, per garantire ogni intervento finalizzato a stabilizzare il paziente, prima dell’eventuale trasferimento a Cona. Inoltre non è ammissibile privare la città dell’assistenza sanitaria notturna.
Per questi obiettivi siamo pronti a promuovere ed organizzare la mobilitare della popolazione, insieme a tutte le forze politiche che condividono la battaglia, come abbiamo già fatto nel 2006 con il referendum contro la turbogas e la triplicazione dell’inceneritore. Chiediamo per i ferraresi la stessa attenzione che in altre città amministratori avveduti hanno garantito ai propri cittadini. Prendiamo l’esempio di Modena.
L’anno scorso è stato inaugurato in pieno centro storico il nuovo pronto soccorso del Policlinico, 5400 metri quadrati, 16,5 milioni di investimento, comprende pronto soccorso generale, pediatrico e terapia intensiva. E’ all’avanguardia a livello internazionale, offre risposte che vanno dall’ambulatorio di continuità assistenziale (codici bianchi), gestito dai medici del territorio, sino ai più sofisticati interventi di rianimazione eseguiti nella shock unit. Il policlinico ha 765 posti letto. A sette chilometri dal centro c’è poi il secondo ospedale, il S. Agostino-Estense situato in località Baggiovara, inaugurato nel 2005, con 455 posti letto ed una emergenza di 2° livello integrata con quella del policlinico.
I modenesi sono forse più emiliani dei ferraresi?
Valentino Tavolazzi, Consigliere comunale Ppf
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