



Martedì sera al Melo, in una partecipata assemblea, abbiamo ascoltato i cittadini del quadrante est, preoccupati della gravissima situazione ambientale del quartiere e dei possibili rischi per la salute della popolazione. Le autorità invitate non c’erano. Numerose sono state le domande dai residenti, non abbastanza le risposte fornite dal sottoscritto, da Luigi Gasparini, da Marilena Martinucci e da Vanna Ruggeri, nonostante avessimo studiato migliaia di pagine e tabelle acquisite con accesso agli atti.
Chi ha fatto le scelte più importanti negli ultimi dieci anni non era presente!
Il Comune, se ci fosse stato (io ci sto dice Tagliani!), avrebbe potuto spiegare ai cittadini perché nel 1994, pur sapendo dell’esistenza della discarica Cogef e probabilmente delle altre, ha pianificato l’espansione residenziale in quell’area, compromessa dall’ammasso di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti urbani ed industriali tossico nocivi. Piano poi convenzionato nel 1996 con Cogef, Ginestra, Bonazzi-Ramerini. Le aree furono acquistate da Cogef, Parco, Borgo Punta, solo dopo l’approvazione dei piani particolareggiati. In particolare l’area Cogef apparteneva alla Cassa di Risparmio di Ferrara, mentre non sappiamo a chi l’area Parco.
Il Comune, se ci fosse stato, avrebbe potuto spiegare perché i rifiuti ammassati vicino alle case e sotto di esse, siano a diretto contatto con le falde acquifere, il bene più prezioso per una comunità. Essi quotidianamente rilasciano in falda, nel terreno ed in aria, veleni cancerogeni come il famigerato CVM. La concentrazione ritrovata nella falda semiconfinata (circa 20 metri sotto il piano di campagna), varia con le posizioni da qualche microgrammo per litro, a decine di migliaia, mentre il limite di legge è 0,5 microgrammi per litro. Tali valori sono in assoluto i più alti storicamente mai rilevati nelle acque sotterranee di Ferrara. Perché tanto Cvm nel quadrante est, a Pontelagoscuro e in via del Lavoro? Il professor Gargini ha dimostrato con gli isotopi che i veleni del quadrante est derivano dai prodotti organici utilizzati dagli impianti chimici allora operanti a Ferrara, Marghera, Ravenna. Non esiste altra fonte ragionevolmente ipotizzabile.
Gli enti assenti, avrebbero potuto spiegare perché, a nove anni dal primo ritrovamento di idrocarburi nell’area Cogef da parte dei carabinieri, non sia stato fatto nulla per mettere in sicurezza le aree interessate dal pesantissimo inquinamento ambientale, nè per proteggere la salute dei cittadini. Infine nessuno dei presenti in sala ha potuto spiegare come mai i costruttori (Cogef e Parco), si siano defilati con tanta facilità dall’onere della bonifica, cedendo addirittura le discariche al Comune, dal quale Parco, Edilprogram e Borgo Punta hanno ottenuto anche il trasferimento in via Canapa dei volumi edificabili e la restituzione di oneri già pagati (90 mila euro).
Risultato: le bonifiche non sono state fatte, il Comune ha acquisito o sta acquisendo le discariche, e, non essendoci limite al peggio, nel luglio 2005 il consiglio comunale ha dato il via libera all’asilo del Salice, pur sapendo che la contaminazione da CVM nel quadrante appariva molto grave, al punto da richiedere ai residenti, in una precedente assemblea pubblica, di aerare le abitazioni, di non prelevare acqua dai pozzi e di non far entrare i vapori in casa.
Perché i principali decisori di questa vicenda (Sateriale, Tagliani, Atti, Bratti) e le forze politiche che hanno votato le delibere in consiglio comunale (Ds, Margherita, Verdi e alleati) mantengono un silenzio tombale su questa vicenda?
Valentino Tavolazzi,
Progetto per Ferrara