



Pubblicata da Estense.com
di Tommaso Mantovani
Quattro anni dopo aver nominato il centro di Ferrara “Patrimonio dell’Umanità”, nel 1999 l’Unesco ha individuato anche nella provincia alcune aree di interesse. Si tratta di zone rurali in cui gli antichi allineamenti di campi e canali si sono conservati intatti attraverso i secoli, con le loro tradizionali forme di coltura intensiva. Una grande occasione per valorizzare il territorio che incorona la città, tutelandone le ricchezze ambientali e culturali. Magari agevolando la pratica dell’agriturismo, in fattorie o semplici bed & breakfast, o del cicloturismo, con qualche itinerario poco fuori dal centro.
Con il dovuto marketing, penso che una città d’arte come Ferrara potrebbe solo beneficiarne. E invece no.
Nonostante le critiche a Berlusconi quando lo presentò ad aprile (v. ad es. trasmissione Report), il piano-casa è stato recepito da Regione, Provincia e Comune di Ferrara con ben poche varianti (L. Reg. 6/2009): tranne il centro storico, le aree golenali e una piccola oasi vicino al Santuario del Poggetto, è possibile ingrandire le singole abitazioni dal 20 al 35%. Una bella deroga alle norme, un bel condono legalizzato, che peraltro rilancerà poco l’edilizia locale. Ma passerà comunque il principio tanto criticato (a parole): “Fare abusi conviene, tanto poi un accomodamento si troverà”. E chissenefrega se la nostra campagna è considerata all’estero Patrimonio dell’Umanità: invece di fare un passo in più verso la tutela, grazie alla legislazione degli enti locali, il sindaco e la giunta passano tutto quasi sotto silenzio. Così tirano su qualche soldino dagli oneri di urbanizzazione, dato che il comune ha un buco di 147 milioni di euro. Dite che per porre dei vincoli in quelle aree ci vorrebbero delle forme di indennizzo per chi vi abita? Andate a dirlo a chi ha case in golena o ha un fienile cui non può cambiare destinazione d’uso, per cui preferisce lasciarlo crollare…Non basta il privilegio di vivere in una zona Patrimonio dell’Unesco? O vogliamo monetizzare proprio tutto? Non bastava aver lasciato distruggere 16 ettari di zone umide, con farnie secolari e aree di nidificazione, vicino al Poggetto?
Ma quando l’ultimo albero sarà abbattutto e l’ultimo fiume prosciugato…no, non potremo nemmeno mangiarci il denaro, perché l’avrà già fatto qualcun altro. Proveremo col cemento.
Tommaso Mantovani, consigliere Ppf Circoscrizione 3
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