



di Valentino Tavolazzi
Con riferimento al fitto epistolario Sateriale – Mascellani, non concordo con la valutazione fatta dal Direttore de “La Nuova Ferrara”. I bassi fendenti sferrati dai due non inducono noia ai lettori, né appare utile al dibattito politico l’offerta “ruffiana” da lei avanzata con le migliori intenzioni ai contendenti.
I problemi non sembrano di rapporto personale, né facilmente risolvibili davanti ad un piatto di cappellacci.
Si tratta a mio parere di concezioni opposte dei ruoli di sindaco e di imprenditore, che, al di là dei “complimenti” reciprocamente scambiati dagli interessati, emergono in tutta la loro dimensione dagli scritti fin qui letti.
La tesi che le sottopongo è la seguente: la posizione di Mascellani è comprensibile e giustificata, quella di Sateriale presenta un deficit di buona fede. Mi spiego.
L’ingegner Mascellani, forse il più capace e creativo imprenditore locale, fa bene a darsi da fare per le sue aziende e per creare ricchezza e lavoro a Ferrara. Deve solo capire che non può fare ciò che vuole, perché la città non è solo sua. Il sindaco invece lo richiama a questo sano principio, dopo averlo calpestato nel quadrante est, dove l’ingegnere ha potuto costruire abitazioni nei pressi di due discariche di rifiuti urbani ed industriali, senza pagare dazio.
E quello non è l’unico episodio che smentisce l’aspirante Robin Hood ferrarese.
La sua buona fede nell’evocare l’interesse collettivo cozza anche contro la generosità dimostrata nei confronti di Enipower (Turbogas) e di Hera (svendita di Agea e triplicazione dell’inceneritore), nonchè contro i relativi danni subiti dalla popolazione.
La verità è che tanto Mascellani, quanto Hera ed Enipower dovrebbero trovare nel sindaco una controparte competente, operosa, leale, ma sempre al servizio dei cittadini. Questo purtroppo non è accaduto.
Se lei, caro direttore, invece di smorzarlo attizzasse il fuoco della polemica, noi attenti lettori potremmo beneficiarne.
Valentino Tavolazzi