



Notizia pubblicata dalla Nuova Ferrara del 10/7/2012
Interruzione di pubblico servizio
Spostare il pronto soccorso dal Sant’Anna all’ospedale di Cona, e lasciare il centro urbano senza un presidio di emergenza sanitaria, può appresentare un’interruzione di pubblico servizio. E’ quando sostiene il professor Guido Casaroli, docente di Diritto penale nella Università di Ferrara, che nei giorni scorsi ha presentato sulla questione un esposto alla Procura della Repubblica. «Il punto cruciale – ragiona il professor Casaroli – è che, ora, una persona colta da infarto, da ictus o vittima di un grave infortunio in Città o nelnord-ovest della provincia potrebbe arrivare al nuovo punto di soccorso con irreparabile ritardo.Proprio in considerazione di ciò (ma non solo), nei giorni scorsi, ho depositato presso la cancelleria della Procura della Repubblica di Ferrara un esposto, in cui denuncio che, nelle attuali condizioni, lasciare il centro urbano senza presidio sanitario per le emergenze, potrebbe configurare il delitto di interruzione di un servizio di pubblica utilità. Povera Ferrara, sei l’unica città-capoluogo italiana senza ospedale urbano».
Lettera ( testo completo ) pubblicata da Il Resto del Carlino 11/07/2012
Intitoliamo Cona al Gabibbo
Alla fine, lo scempio si è consumato: Ferrara, da questo torrido mese di luglio, non ha più il suo ospedale. L’arcispedale S. Anna è stato definitivamente chiuso e ha aperto i battenti il nuovo (si fa per dire) ospedale di Cona-Gabibbo. Povera Ferrara: unico capoluogo italiano senza ospedale rbano o, quantomeno, senza una struttura ospedaliera funzionalmente collegata alla città. Le forze della natura l’hanno offesa e deturpata, la mano dell’uomo le ha tolto anche quel minimo di decoro rappresentato dalla presenza di un presidio ospedaliero nel tessuto cittadino.
La concomitanza dello sfregio del terremoto e della spogliazione dell’ospedale è un beffardo scherzo della sorte, ma anche un significativo segnale di triste declino (insieme alle strade dissestate, ai marciapiedi indecenti, alle fogne sempre intasate, alla Spal sull’orlo del fallimento).
La realtà è che, oggi, un turista che arrivi a Ferrara non trova più l’ospedale e che anche Torquato Tasso (illustre paziente di secoli orsono) nel 2012 dovrebbe farsi ricoverare a Cona! Ma, una volta giunto faticosamente colà, cosa troverebbe il grande Poeta? Le cronache di questi giorni narrano che si perderebbe «in un dedalo di corridoi deserti», «tra cartelli provvisori, condizionatori rotti e soffitti bucati», e soprattutto, la sera, «abbandonato a se stesso», in «corsie lunghissime e vuote», avrebbe «molta paura».
Ma in ospedale non ci si va per sentirsi sicuri e protetti? Se poi Tasso avesse bisogno della Tac (e, probabilmente, visti i disturbi di cui soffriva, ne avrebbe bisogno), la troverebbe spesso rotta e inutilizzabile.
Davvero un bel biglietto da visita per un ospedale che, a sentire politici e dirigenti sanitari, avrebbe dovuto accreditarsi come centro di eccellenza e fungere da punto di riferimento per l’intera sanità emiliana.
Al di là di tutto, comunque, il punto cruciale è che, ora, una persona colta da infarto, ictus o vittima di un grave infortunio in città o nel nord-ovest della provincia potrebbe arrivare al nuovo punto di soccorso con irreparabile ritardo.
Proprio in considerazione di ciò (ma non solo), nei giorni scorsi, ho depositato presso la Procura della Repubblica Ferrara un esposto, in cui denuncio che, nelle attuali condizioni, lasciare il centro urbano senza presidio sanitario per le emergenze, potrebbe configurare il delitto di interruzione di un servizio di pubblica utilità.
Guido Casaroli
professore di Diritto penale
Università di Ferrara