05 Mar, 2010
Pubblicare i dati sull’onda nera del Po
Inserito da: PpF In: Ambiente e salute|Servizi pubblici




di Tommaso Mantovani
L’arrivo dell’onda nera sul Po mi ha convinto ancora di più che la gestione dell’acqua deve rimanere pubblica. Ma pubblica totalmente, non pubblico-privata. Perché? Mi spiego secondo logica. Se l’acqua è gestita da una società privata o a capitale pubblico-privato è considerata una merce da cui trarre profitto (io invece sono convinto che l’acqua, come si sta cercando di inserire nello statuto comunale con forti resistenze bipartisan, sia un bene di “non rilevanza economica”. Credo che un servizio di prima necessità debba essere gestito non a scopo di lucro…).
Inoltre, per le leggi di mercato, una società che gestisce servizi indispensabili come quello idrico deve essere una società solida. Quindi meglio se è quotata in borsa. Ne consegue che gli azionisti si affiancano ai gestori per guadagnare sull’acqua potabile, che ingrassa i loro dividendi. Onde per cui, davanti ad una minaccia di inquinamento, quale società avrebbe il coraggio di bloccare l’erogazione di acqua per abbassare gli utili e scontentare così gli azionisti?
Nel caso di Ferrara, se tutto è davvero a norma, perché non trovo pubblicati in maniera completa gli esiti delle analisi? Perché ci sono panne di sbarramento fino a Serravalle, come oggi ha ammesso Bertolaso al question-time in Parlamento, se dicono che gli inquinanti sono “entro i limiti” già all’altezza di Ponte? Ricordo poi che i limiti di legge seguono e non precedono le criticità, che vengono via via scoperte da tecnici e scienziati. Basti pensare ai primi anni ’80, quando nelle acque fu trovata atrazina in concentrazioni superiori alla norma: si alzarono i limiti di legge…
Tommaso Mantovani, consigliere Circoscrizione 3, Progetto per Ferrara
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