26 Feb, 2011
Quale senso hanno un pronto soccorso e la laurea in medicina?
Inserito da: PpF In: Sanità




di Roberto Zambelli
è da un po’ di tempo che mi sto chiedendo a cosa servano il pronto soccorso e la laurea in medicina almeno nell’ottica del pronto intervento mobile a supporto di un pronto soccorso. Oggi questo mio dubbio è ancora più rafforzato e trova tutto tranne che una risposta nella sua intervista sul Carlino che, ad onor del vero, sembra il contraltare (un po’ alla Dottor Jekyll e Mister Hyde) di quanto lei afferma nel forum-confronto con PpF-Tavolazzi riportato sulla Nuova sempre di oggi. Le sue parole sul Carlino:”…non è decisivo il tempo in cui l’ambulanza torna all’ospedale, ma quello in cui arriva sul posto” e ancora. “…io sto ai dati scientifici: nel momento in cui arriva l’ambulanza e prende in carico il paziente, ovvero ne capisce i sintomi, inizia il trattamento più adeguato, allerta l’ospedale di arrivo, a quel punto i tempi a seconda degli studi sono di 120 minuti oppure di tre ore”.
Dalle sue affermazioni, in mancanza di adeguate precisazioni, sembra emergere che il solo intervento dell’ambulanza possa risolvere, indipendentemente dalla composizione dell’equipaggio che lei non specifica, ogni possibile problema medico compresa la formulazione di una diagnosi con conseguente individuazione del percorso di cura: “… ne capisce i sintomi, inizia il trattamento più adeguato, allerta l’ospedale di arrivo…”.
Il quadro complessivo che lei fornisce induce a pensare che anche l’autista o l’infermiere possano sopperire alla mancanza di un medico a bordo e che non solo il pronto soccorso dell’attuale Sant’Anna, ma anche il nuovo pronto soccorso di Cona potrebbero, secondo le sue parole, non avere più senso potendo essere tranquillamente sostituiti dalle ambulanze! Le ambulanze infatti, indipendentemente dai guai del paziente che lei non discrimina, potrebbero stazionare o circolare nei pressi dell’ospedale, alla stessa stregua degli aerei in fase di atterraggio, finché non siano disponibili il reparto, l’ambulatorio, il laboratorio e/o la sala operatoria di destinazione specifica per la patologia e cura del paziente trasportato.
Per concludere, non le sembra la sua semplificazione troppo spinta e spericolata anche se a supporto del conclamato ultraventennale disastro della sanità locale che sceglie, con lei ora attore principe, di chiudere definitivamente l’ospedale e il pronto soccorso attualmente al centro di una città di 130.000 abitanti?
Roberto Zambelli