



Dragotto
La cosa non può essere assolutamente rimandata. Il sito di Dragotto apre scenari inediti dagli aspetti imprevisti, per i quali occorre un minimo di preparazione: gli sci ai piedi sono una categoria morale? No, fermi tutti! Che nessuno esca! Eh, che cavolo! Non siamo mica al bar, qui. Ne va del futuro della città… Tornate indietro…
Verdi
Avendo capito che le politiche keynesiane sono in crisi irreversibile, si accontentano della raggiunta consapevolezza, crogiolandosi in autocompiacimenti e autostime (utili presso i concessionari nel caso vadano male le elezioni). Sarà per questo che la sostanza della la bozza di programma dei Verdi è così striminzita. Non accennano neanche di straforo al catalogo IKEA 2009. Poi, per darsi un po’ di tono mondano menzionano i G.A.S, filiere corte, co-housing (però è bellina questa, la concorrenza non ci ha pensato), e altre chiacchiere di donna alla pompa, fra cui la reinvenzione degli orti di guerra (orti sociali, orti terapeutici). Mancano i lavori forzati ma questa è una bozza, può darsi che riescano ad infilare il co-working (forced) appena trovata qualche dritta dall’america.
Deludono le aspettative non dicendo assolutamente nulla delle Strutture Dissipative, né dell’Ipotesi di Riemann. Insomma, il programma è appena un pelino più vivace dell’elenco telefonico di Rovigo.
Tagliani
Il programma di Tagliani non è logorroico come quello dei verdi (forse è meglio dire delle verdi), però si propone di diventarlo ad elezioni vinte. Il primo punto, infatti, è “Dedicare uno spazio durante la settimana all’ascolto dei cittadini”. Gatta ci cova, sembra una trappola da avvocato Azzeccagarbugli: perché dedicare “uno spazio” e non “un tempo”? Il “dove” è irrilevante. Che il parlatorio sia la panchina sotto al monumento a Garibaldi o un confessionale in Comune, ciò che importa è quanti sia disposto ad ascoltarne e per quanto tempo: facciamo dieci minuti lordi l’uno? 6 all’ora, 48 al giorno. Senza saltare nessuno dei 365 giorni, coadiuvato da un vigile che allo scadere dei 10 minuti sbatta fuori il cittadino che si dilunga, in un anno al parlatorio Tagliani riuscirebbe ad ascoltare appena il 13% della scocciatissima popolazione ferrarese. E nel frattempo il sindaco lo farebbe fare a sua moglie? Bisognerebbe che Tagliani fosse meno evasivo. Faccia uno sforzo. Intanto noi ci candideremmo volentieri per l’appalto di fornitura dei numerini salvacoda.
Savini
Aspettiamo a pronunciarci. Siamo lettori sufficientemente esperti per riconoscere a colpo d’occhio la tipica tipologia descrittiva da “Prefazione” di autobiografia, ottenuta gratis da luminare amico e compiacente, il quale a sua volta la pretende da uno dei suoi studenti più vulnerabili. Riprenderemo l’esame quando il programma sarà davvero redatto.
Barbieri
Anche qui il Programma è in divenire. Una dichiarazione d’intenti comprende 13 “vogliamo impegnarci”. Non si può dire che manchi la buona volontà. Poi ci sono le Linee Programmatiche con la freccetta in fondo. La Semplicità è il pregio di questo programma a 5 punti S (sicurezza, salute, sviluppo, sociale, servizi). Solo 2 su 5 sono compilati, il che, a due mesi dalle elezioni e con appelli ad ogni pagina (“aiutaci a redigere…”), può apparire come un drammatico vuoto di idee. Ma probabilmente si tratta solo di una scelta scientifica di discontinuità radicale all’interno della ricerca, in linea col pensiero di Gaston Bachelard e della sua rottura epistemologica, come pure del suo allievo Althusser che sottolineava come anche Marx opera una rottura epistemologica nei confronti della dialettica di Hegel. E’ da questo dettaglio che Barbieri viene smascherato: è l’ultimo marxista-hegeliano rimasto a Ferrara. In giugno travolgerà PRC e PdCI.
Paolo Giardini
Progetto per Ferrara