



di Paolo Giardini
Cara signora Zappaterra, presidentessa della Provincia di Ferrara, per replicare alla sua pubblica accusa di essere dedito allo scherno (che anche altri esponenti PD mi hanno rivolto), debbo fare una premessa: cent’anni fa, al culmine di un prospero periodo poi chiamato Bella Epoque, un sistema di valori convenzionali che reggeva la società veniva deriso dai giornali satirici di lingua tedesca. Fra i giornali più corrosivi c’era il viennese “Die Fackel”, diretto da Karl Kraus, aforista, critico artistico letterario, polemista, fustigatore di costumi e convenzioni sociali fini a se stesse peculiari dei tramonti di culture. I posteri riconoscono al temibile Kraus che fu un pungente critico della lingua, ferocemente avverso alla scrittura approssimativa, alla decostruzione del livello linguistico che riguardava la coscienza-conoscenza che ciò che le parole possono provocare, e come abusando di queste esse possono imprigionare gli uomini entro concetti e categorie (veicolate, allora, a fini bellici). I fatti dimostrarono che l’analisi di Kraus era corretta: quel vuoto di valori condusse difilato ad un’altra epocale guerra dei 30 anni (1914-45).
Kraus contrastò con la scrittura satirica il degrado del tempo. Demoliva con acuti aforismi il vuoto della cultura della banalità, ben sapendo che l’irrazionalità della risata non trovava ostacoli nelle coscienze meno ottenebrate. Non fu l’unico. Giornali e libri satirici non mancavano. Proprio in questi giorni ho letto le riedizione di “Tirolo senza maschera”, una spietata satira pubblicata nel 1909 (solenne centenario hoferiano) a cura di un intellettuale viennese che dimorava in Tirolo (ma da cui dovette andarsene in fretta dopo che fu individuato come autore). Ebbene, in quel divertente florilegio di irriverenti osservazioni viene evidenziato il pullulare dei germi “culturali” che poi porteranno alla follia dei campi di sterminio e alle pretese della “razza”. Fine della premessa. Detto ciò, è il caso di precisare che la storia ripropone oggi lo stesso meccanismo, pur con le debite varianti che rendono ogni periodo un unicum. Nello specifico, la decostruzione linguistica in atto è la palude che togliendo solidità alle parole protegge la casta al potere retta unicamente sulle parole. Aggiungo anche che io sono povera cosa in confronto ai normali intellettuali, figurarsi in confronto ai giganti come Kraus! Non posso pormi sullo stesso piano di persone colte, so stare al mio posto, quello di umile cittadino che ha però il diritto di indignarsi quando lo imbrogliano con le parole, preludio all’imbroglio dei fatti. Quindi, cara signora, non metto in dubbio che lei avrà anche detto qualche volta “aree boscate”, ma io non l’ho mai ripresa per questo, l’ho denigrata (e lo farò ancora finché non si scuserà per l’oltraggio) perché ha osato dire “luoghi occupati da alberi”. Se lei crede che sia la stessa cosa, padrona di farlo, ma in privata sede. Non pretenda che gente alfabetizzata che legge i giornali non si accorga dei patetici tentativi di cambiare le carte in tavola evocando posticce cognizioni di urbanistica. Stia sul pezzo senza tentare futili escamotage se vuole risultare credibile, altrimenti stia zitta che non è obbligata a rispondere al Giardini! Il quale, le ricordo, l’ha provocata ironizzando sulla strampalata ipotesi di bonus al posto di una tassa che ha divertito perfino gli amministratori del Comune, ma nonostante le incongruenze di logica deduttiva lei insiste col “mettere in campo idee sulle quali confrontarsi”. Confrontarsi su idee non-idee?! E ha la pretesa di conservare credito fra la gente normodotata di materia cerebrale? Cara mia, non le si possono riconoscere neppure le attenuanti generiche! Per concludere le porto un recente esempio, tratto dalla stampa, di linguaggio disastroso che voi politicanti avete prodotto: ”Un giovane nigeriano del 1989 è stato scarcerato per fine pena e poi assoggettato ad espulsione immediata dal territorio nazionale per pericolosità sociale. Era stato infatti già condannato per reati in materia di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti; dovrà ora lasciare il territorio nazionale entro sette giorni.”
Noti “assoggettato ad espulsione immediata”. Lei è sicura che “immediata” vuol dire entro una settimana ed “assoggettato ad espulsione” significa atto liberamente esercitato a propria discrezione da parte dell’espulso? Sia chiaro, non è il Magistrato che ha deciso questo attentato al buon senso, è la Legge fatta da politicanti come lei affetti da vacuità di linguaggio che consente ciò!
Paolo Giardini