



di Valentino Tavolazzi
Per i non addetti ai lavori “Golden Hour” e “First Hour Quintet” sono formule prive di significato. Eppure si tratta di aspetti fondamentali dell’assistenza di emergenza, rispetto ai quali non si riesce ad avere un confronto trasparente. Il direttore del Sant’Anna Rinaldi preferisce trincerarsi dietro slogan anglosassoni, per altro facendo confusione sul loro significato. Lo abbiamo letto nei giorni scorsi sulla stampa. A chi pensa che lo spostamento dell’ospedale a Cona e la chiusura del Sant’Anna comporteranno disagi, dilatazione dei tempi e, perciò, problemi per la salute, Rinaldi risponde che “la soluzione si chiama golden hour”. Ovvero i sessanta minuti di tempo entro i quali devono essere garantite l’assistenza, il trasporto, la diagnosi e l’avvio delle terapie per i pazienti di cinque patologie: infarto, arresto cardiaco, insufficienza respiratoria acuta, ictus e trauma.”
Alle obiezioni mosse da Progetto per Ferrara che la “Golden hour” si riferisce solo ai politraumi, Rinaldi, prendendo lucciole per lanterne, ci ha invitati ad informarci sul “First hour quintet”. Giriamo al mittente il suggerimento, esprimendo tuttavia sorpresa e preoccupazione per la scarsa precisione concettuale ed informativa espressa dai vertici della sanità ferrarese.
Fin dai primi anni di riconoscimento dei servizi medici di emergenza (SME), il concetto di “Golden hour” è associato alla mortalità nei pazienti che hanno avuto un incidente. Cause esterne, come traumi da violenze o incidenti ed avvelenamenti, sono una significativa causa di morte tra i più giovani della popolazione UE. Gli incidenti, soprattutto quelli stradali, sono la prima causa di morte sotto i 25 anni, rappresentando lo stesso numero di anni di vita persi per malattia cardiovascolare. I SME giocano un ruolo sostanziale nella fornitura dell’assistenza post-trauma, la cui mortalità può essere immediata, sul posto e a seguito di gravi ferite. Un secondo picco di mortalità avviene nelle prime ore dopo l’incidente e deriva dalla inefficace gestione dei casi trattabili. Un ritardato picco di morti avviene giorni o settimane dopo l’episodio, come conseguenza di cedimento organico, infezioni e problemi ospedalieri. Migliorando la fornitura dell’assistenza entro la fatidica ”Ora d’Oro” è possibile ridurre significativamente decessi e gravi invalidità. La “Golden hour” è dunque l’ora d’oro del politrauma, nel senso che se nella prima ora di un incidente si attuano le misure giuste, si salva la vita.
Il “First hour quintet” (FHQ) è invece il concetto utilizzato dagli esperti per identificare le cinque cause di morte al primo posto in Europa: l’arresto cardiaco, la sindrome coronarica acuta, l’insufficienza respiratoria acuta, l’ictus e il trauma. La sua prima diffusione ufficiale avvenne nel 2002, durante il “6° Concilio Europeo di Rianimazione” tenutosi a Firenze. Il “First hour quinted” citato da Rinaldi, sostanzia insomma il proposito di agire in breve tempo (entro un’ora) sulle patologie più gravi per la popolazione.
Pertanto si tratta di due concetti ben distinti, da non confondere. L’occasione tuttavia è ghiotta per chiedere al dott. Rinaldi quale sia la situazione al Sant’Anna, con riferimento alla “Golden hour” ed al “First quintet hour”. Sono stati attivati percorsi al riguardo? Quanto afferma Rinaldi («la Golden Hour sarà rispettata a Cona come al Sant’Anna. Già oggi il sistema dell’emergenza è costruito per rispondere in modo efficace ed efficiente. ») è supportato da Audit interni, cioè da verifiche ufficiali dei percorsi e dei risultati ottenuti? Perché Rinaldi non fornisce i dati a supporto delle sue affermazioni?
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Progetto per Ferrara
Movimento 5 Stelle