



Gruppo consigliare Progetto per Ferrara
Ferrara 21/11//2011
Al Presidente del Consiglio Comunale di Ferrara
OGGETTO: Risoluzione controlli Pfoa/Pfos
Premesso che
- nel marzo 2010 Progetto per Ferrara segnalava la presenza nell’acqua del Po di concentrazioni enormi di PFOA, fino a 1.500 ng/l, quando gli altri fiumi italiani ed europei non superano 1-20 ng/l. Il PFOA, acido perfluorottanoico, è tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato col pesce e nella catena alimentare. Il PFOA non si vede, è trasparente, ma nocivo. Il CNR, Consiglio Nazionale della Ricerca, ha rintracciato il Pfoa fino alla foce del Po. E’ indegradabile nell’acqua (però bioaccumulabile nei tessuti viventi). E’ scaricato a Spinetta Marengo (Alessandria) dalla Solvay, società finita sotto processo per lo scandalo del cromo esavalente, cancerogeno. Dalla Bormida il Pfoa finisce nel Tanaro ed infine nel Po.
- In Italia mancano limiti di legge per il PFOA (colpevolmente, come era per l’amianto). Negli USA è stato messo al bando dopo che la Du Pont ha pagato 101,5 milioni di dollari per risarcimenti alla popolazione. L’EPA (Environmental Protection Agency) l’aveva trovato nel sangue umano e nei cordoni ombelicali, dopo aver accertato nelle cavie tumori, soprattutto al fegato, interferenze al sistema endocrino, con l’asse ipotalamo-ipofisi, alterazioni degli ormoni tiroidei, cancro alla tiroide, danni allo sviluppo e alla riproduzione, riduzione del peso alla nascita, inversione sessuale nei pesci.
- Nel 2007 il dipartimento di protezione ambientale (DEP) del New Jersey ha pubblicato i risultati di uno studio sulla presenza del PFOA nei sistemi idrici per l’acqua potabile in tutto lo stato e la decisione di coinvolgere le aziende che gestiscono il ciclo dell’acqua. Il DEP ha testato i sistemi di acqua potabile ed accertato la presenza di PFOA nel 78% di quelli esaminati. La relazione comprende anche i risultati presentati da fonti esterne, come i gruppi ambientalisti e le aziende di gestione dell’acqua. Un vero esempio di controllo democratico. Il dipartimento americano ha individuato un valore guida per il PFOA nell’acqua potabile. Sulla base di studi sugli animali e stime basate sull’ipotesi di esposizione di 70 anni, ha stabilito un livello di 0,04 parti per miliardo, equivalente a 40 nanogrammi/litro. Gli studi scientifici sul PFOA e sui suoi effetti sulla salute umana sono in rapida evoluzione, per questo si ritiene che anche a Ferrara venga ricercata in modo sistematico e permanente la presenza dell’inquinante e si valutino i dati scientifici da tutte le fonti disponibili. La preoccupazione di Ppf deriva dal fatto che la presenza del PFOA nell’acqua del Po non è casuale, né marginale per concentrazione (centinaia di volte superiore a quella riscontrata nell’acqua potabile) ed è di origine ben individuata (Spinetta Marengo, stabilimento Solvay). L’acqua potabile a Ferrara per l’80% è acqua del Po trattata. Prima della battaglia di Ppf, Hera, Asl, Arpa ed Ato non avevano mai controllato la presenza dell’inquinante nell’acqua del rubinetto.
- L’Ato di Ferrara, con riferimento alle segnalazioni di Ppf, confermava la fondatezza delle preoccupazioni manifestate e diramava le seguenti informazioni. “La problematica relativa al PFOA (acido perfluorottanoico) è da alcuni anni alla attenzione della Comunità scientifica internazionale e fa parte di quei composti chimici denominati Perfluorati che, a loro volta, appartengono a quelle sostanze denominate Interferenti Endocrini (ED). Tali sostanze, che in alcuni Paesi sono state vietate o limitate, sono oggetto di una Direttiva del Parlamento Europeo che le inserisce tra quelle soggette a monitoraggio e da far rientrare nei limiti che verranno proposti per il 2012; attualmente non ci sono limiti di legge per le acque potabili. A livello nazionale l’unico studio condotto su queste sostanze è stato effettuato dall’Istituto di ricerca sulle acque (IRSA) del Consiglio Nazionale delle Ricerche sulle acque del fiume Po, nel corso del 2008. Nell’ambito del progetto europeo denominato «Perforce 2006» è stata condotta una campagna di misura di perfluoroderivati nelle acque e sedimenti di alcuni fiumi europei. Da tale studio è emerso che la concentrazione più elevata di tali composti tra i maggiori fiumi europei è stata riscontrata nel fiume Po, alla chiusura di bacino a Pontelagoscuro(FE) con un range tra 60ng/l e un picco di 200ng/l (nanogrammi per litro) sulle acque gregge. Successivamente il Joint Research Centre, di Ispra (VA) ha verificato i livelli di pfc nel Po e dei sui principali affluenti; tutti gli affluenti hanno mostrato valori di pfoacompatibili con una contaminazione diffusa (1-20 ng/l) ad eccezione del fiume Tanaro (1270 ng/l). Nel 2008 la stessa IRSA ha condotto una campagna di verifica e di approfondimento specificamente dedicata alle zone che presentavano livelli di pcf maggiori. In particolare sono state analizzate le acque del fiume Bormida nelle quali sono stati rilevati picchi di concentrazione fino 1.500 ng/l. La sostanza riscontrata in maggiori concentrazioni è il pfoa.”
- · La normativa italiana in materia di acque potabili (D. Lgs. 31/01), che recepisce una Direttiva Comunitaria, non contempla tali sostanze per le quali non sono fissati limiti di concentrazione, ma l’Health Protection Agency (HPA) inglese indica in 10 µg/L (microgrammi per litro) la concentrazione massima accettabile “raccomandata” nelle acque potabili.
- · A tutto marzo 2010 nè Hera nè altri avevano mai controllato la presenza di Pfoa. Il dr. Buriani dell’Asl comunicava in quarta commissione i risultati dell’analisi di un campione prelevato il 2 aprile 2010, commissionata all’Istituto Mario Negri di Milano, che certifica in 14,5 nanogrammi/litro dell’inquinante nell’acqua potabile. Tale analisi certifica per la prima volta la presenza dell’inquinante nell’acqua potabile, la fondatezza delle preoccupazioni espresse da Ppf e suggerisce la necessità di eseguire controlli periodici. Nella stessa commissione L’Ato dichiarava che avrebbe definito con Hera le modalità di controllo periodico della gestione dei filtri a carbone, dai quali dipende l’abbattimento del Pfoa, nonchè l’accertamento della curva di efficacia di detti filtri. Il dr. Buriani dell’Asl suggeriva di allargare il monitoraggio ad altre matrici oltre all’acqua, agli alimenti umani e ad altri contaminanti simili al Pfoa. L’assessora Sapigni dichiarava che gli enti locali si sarebbero attivati nei confronti degli enti piemontesi (regione ed Arpa Piemonte, Provincia ed Asl di Alessandria, Comune di Spinetta Marengo), affinchè l’azienda, ivi situata, fosse messa in condizione di cessare lo scarico libero di Pfoa nel fiume. Il presidente del consiglio Colaiacovo riconosceva a Ppf il merito dell’iniziativa politica intrapresa.
- · Nei mesi successivi siamo rimasti in attesa degli esiti delle iniziative annunciate e dei risultati di ulteriori analisi sul Pfoa, sia per l’acqua grezza del Po, che per quella trattata, come dichiarato in commissione consigliare dal direttore dall’ATO6 Ivan Graldi. Una sola analisi sull’acqua, infatti, era ed è tutt’altro che sufficiente per abbassare la guardia e necessitava di conferme con la massima sollecitudine. Oltretutto il valore riscontrato (14,5 nanogrammi/litro) risente del fatto che una parte (20-30%) dell’acqua grezza è attinta dai pozzi, con un effetto diluente per la concentrazione dell’inquinante, non essendo i pozzi contaminati da Pfoa (probabilmente).
- · Nel maggio 2010 il deputato leghista del gruppo europeo EFD Oreste Rossi, interrogava la Commissione Ambiente sui perfluorati che “attentano alla saluta umana e animale”. L’interrogazione recita: “L’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del CNR, a seguito di uno studio, ha evidenziato una concentrazione abnormemente elevata di composti chimici «perfluorati» nelle acque del fiume Po. In particolar modo sono state prese a campione le concentrazioni di due composti perfluorati principali: il PFOA (acido perfluoroottanico) e il PFOS (acido perfluoroarchilsolfanato). La situazione risulterebbe particolarmente grave a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, dove sono stati riscontrati tassi di PFOA da 10 a 200 volte superiori a quelli dei principali fiumi europei con picchi di 200 ng/L ed un range attuale che oscilla tra i 60 e i 174ng/L. In alcune aree del bacino idrografico del Po, e più specificatamente nei fiumi Tanaro e Bormida, sono stati riscontrati livelli ancora più allarmanti, (1200ng/L), probabilmente da mettere in correlazione con la presenza in provincia di Alessandria di un sito industriale che utilizza tali composti: la Solvay Solexis di Spinetta Marengo. Tali polimeri interferiscono con il sistema endocrino umano e determinano seri danni ambientali…Chiedo alla Commissione europea se intenda fornire attraverso norme o direttive ed anche proposte di risoluzioni le basi per avviare un programma di monitoraggio e di sorveglianza a livello comunitario del rispetto dei limiti imposti e intervenendo con una politica incisiva là dove questi ultimi non sono rispettati; per avviare programmi, a livello comunitario, per la conoscenza e la verifica dello stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee”. Nella risposta del commissario europeo all’ambiente Ianez Potoknic, datata 23.4.10, si legge: “La Commissione è a conoscenza degli elevati livelli di PFOA e PFOS rilevati nel Po e nei sui affluenti come il Tanaro. In generale i composti chimici perfluorati e polifluorati come PFOA e PFOS sono stati prodotti da società chimiche produttrici di fluoro da oltre 50 anni e sono stati utilizzati in molti settori. La commercializzazione e l’utilizzo di PFOS è stata limitata nell’UE. Il PFOS è stato identificato anche come inquinante organico persistente (POP) ai sensi della convenzione di Stoccolma e del protocollo POP della convenzione UNECE CLRTAP. La Commissione sta attualmente riesaminando l’elenco di sostanze prioritarie per effettuare proposte entro il 2011 in conformità con l’articolo 8 della direttiva relativa agli standard di qualità ambientale e con l’articolo 16, paragrafo 4, della direttiva quadro sulle acque. Tra l’altro, la Commissione sta riesaminando le informazioni disponibili su tutte le sostanze comprese nell’allegato III della direttiva relativa agli standard di qualità ambientale, inclusi i PFOS, per valutare se occorre proporre la loro identificazione come sostanze prioritarie ai sensi della direttiva quadro sulle acque. Quest’ultima prevede l’obbligo degli Stati membri di identificare le sostanze inquinanti di bacino idrografico, fissare standard di qualità e predisporre misure per raggiungere gli obiettivi ambientali. Ciò dovrebbe costituire parte dei piani di gestione dei bacini idrografici della direttiva quadro sulle acque che gli Stati membri devono adottare al più tardi entro il 22 dicembre 2009, come previsto all’articolo 13. Secondo le informazioni disponibili, finora nessun piano di questo genere è stato adottato in Italia. La Commissione potrebbe pertanto decidere di intraprendere le necessarie azioni legali relative al mancato rispetto degli obblighi da parte dell’Italia. Quando la Commissione avrà ricevuto i piani di gestione dei bacini idrografici, ne valuterà la conformità alle disposizioni della direttiva.”
- Nel giugno 2010 il consiglio comunale approvava un ordine del giorno Idv, emendato da Progetto per Ferrara che “Chiede ai parlamentari regionali e nazionali di intervenire presso il Governo Nazionale affinché si riprendano i lavori del Progetto di rivitalizzazione del Po”). L’emendamento Ppf approvato chiedeva l’estensione dell’intervento anche “presso il Governo regionale affinché si attivi nei confronti delle regioni rivierasche, con l’obiettivo di ridurre drasticamente lo scarico di sostanze inquinanti nelle acque del fiume.”
- · Nell’ottobre 2010 Progetto per Ferrara segnalava i ritardi nell’effettuazione delle analisi su Pfoa e Pfos, dopo la prima eseguita su nostra richiesta del marzo 2010, con una iniziativa politica ed istituzionale, fortemente contrastata dal Pd. Il Pfoa era stato accertato con una concentrazione di 14,5 nanogrammi/litro, quando lo stato del New Jersey, USA, raccomanda una soglia limite di 40 nanogrammi/litro. A seguito della nostra iniziativa Asl ed Ato avevano confermato, in commissione consigliare, che occorrono controlli sistematici e periodici su molti “nuovi” inquinanti. Pfoa, Pfos ed altre decine di molecole industriali scaricate nel fiume, minacciano ogni giorno e gravemente la nostra salute. Ppf chiedeva di conoscere i risultati delle analisi fatte dopo l’aprile 2010.
- Finalmente nel dicembre 2010, dopo mesi di pressing da parte di Progetto per Ferrara, l’assessora Zadro forniva in consiglio comunale i dati relativi alle analisi condotte da Hera. La contaminazione dell’acqua da parte dei citati inquinanti e’ confermata dai dati (da 9 a oltre 15 nanogrammi per litro) nei mesi che vanno da maggio a novembre 2010. I relativi certificati di analisi tuttavia non venivano forniti ai consiglieri. Si ricorda che in Italia non esistono limiti per la salvaguardia della salute. Progetto per Ferrara presentava un emendamento all’ordine del giorno del Pd sui sistemi idrici, ancora una volta bocciato dal partito di maggioranza, ma votato da Prc/Pdci, Lega, Io Amo Ferrara. Esso chiedeva il controllo mensile degli inquinanti, ritenuti pericolosi per la salute, ancorchè non normati, e la divulgazione in rete dei dati rilevati, unitamente alle considerazioni di Asl, Arpa, Ato, in merito al rischio per la salute eventualmente rappresentato dagli inquinanti riscontrati.
Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta
ad attivarsi formalmente presso gli enti deputati al controllo dell’acqua e al governo del servizio idrico integrato, nonché presso lo stesso gestore, affinché:
- · vengano effettuate analisi con frequenza mensile di Pfoa e Pfos nell’acqua potabile, unitamente ad altri inquinanti presenti nelle acque del Po e classificati dalla letteratura scientifica e/o dalle organizzazioni internazionali competenti, pericolosi per la salute delle persone e degli animali, ancorché non normati nel nostro paese;
- · i risultati di tali analisi vengano valutati, insieme ai rischi per la salute conseguenti, da parte degli organi preposti (Asl, Arpa, Ato, altri), anche in relazione ai limiti adottati da altri paesi per i medesimi inquinanti;
- · siano pubblicati nel sito del Comune le concentrazioni riscontrate e le valutazioni degli organi preposti.
- · venga data formale informazione ai consiglieri comunali dell’esito dell’impegno richiesto dal consiglio comunale a sindaco e giunta.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf