



Spunta un “giallo istituzionale” sul destino di Corso Giovecca dopo Cona
Le opposizioni ci riprovano. Dopo il consiglio comunale e provinciale congiunto sulla sanità del mese scorso, che non ha “acquisito un carattere esaustivo in quanto la dinamica e l’organizzazione dei lavori hanno spersonalizzato il dibattito”, come lamentano le minoranze, ecco la richiesta di convocare una nuova seduta, stavolta del solo consiglio comunale di Ferrara, fissata per lunedì 11 alle 15.30. A firmare la richiesta sono stati in tredici. Mancano all’appello Enrico Brandani e Francesco Rendine (entrambi di Futuro e Libertà) e Irene Bregola della Federazione della Sinistra.
“Il consiglio verterà su due punti –spiega il capogruppo Pdl Francesco Levato –: il cronoprogramma dell’apertura di Cona e le decisioni sulla mobilità”. Alla seduta parteciperanno dunque, oltre al direttore generale del Sant’Anna Gabriele Rinaldi, l’assessore comunale alla Mobilità Aldo Modonesi e l’omologo provinciale Davide Nardini. “Sebastiani, presidente del corso di laurea in Medicina –aggiunge Levato – ha espresso malessere: in futuro vorremo anche sapere se l’ateneo condivide il trasferimento”.
Il capogruppo di Progetto per Ferrara Valentino Tavolazzi ha invece affermato che l’ultima conferenza socio-sanitaria, nel programmare il triennio 2011-2013, ha prodotto un documento di oltre cento pagine, “in cui però, a proposito di Cona e Sant’Anna si trovano pochissime righe confuse. Sorprendono inoltre i 34 milioni di euro necessari a restaurare la struttura in Giovecca, che l’azienda dichiara candidamente di non avere ed esorta a trovare”. Tutto poggerebbe sulla vendita dei complessi di via Cassoli e di San Bartolo, la cui realizzazione non sarebbe tuttavia prevista prima del 2013. “Insomma – è il timore di Progetto per Ferrara –, ci aspettano 4-5 anni di Sant’Anna non ristrutturato e non operativo”.
C’è stata quindi una stilettata al sindaco, che “non ha mai partecipato ad una conferenza socio-sanitaria, preferendo delegare. Si può fare – ha riconosciuto Tavolazzi –, ma se avesse avuto a cuore la sanità almeno ad una sarebbe andato”.
Ci sarebbe pure un “giallo istituzionale”: nel novembre del 2000 il consiglio comunale deliberò che, dopo l’apertura di Cona, in Giovecca si sarebbe mantenuto un country hospital, con funzioni ambulatoriali e di degenza, specie per gli anziani, al fine di ridurre il pendolarismo verso la nuova struttura. “Si tratta di una cosa ben diversa dalla Casa della Salute, e molto più impegnativa – chiosa il consigliere –, simile a ciò che chiediamo noi. Questa delibera non è stata modificata, dunque rappresenta la posizione ufficiale del Consiglio comunale”.
Per Io amo Ferrara, il capogruppo Alex De Anna si è concentrato sulla viabilità: “Quali altre strade ci sono per raggiungere il nuovo polo, a parte via Comacchio? È prevista la realizzazione di altre arterie? Se sì, con quali soldi?” ha domandato, per poi sollevare il tema delle ambulanze. “Saranno distribuite sul territorio ed arriveranno in fretta quando saranno chiamate – ha riconosciuto –, ma quanto impiegheranno poi per giungere a Cona da Porotto o Pontelagoscuro?”.
Il compagno di gruppo Liliano Cavallari ha invece raccontato di aver chiesto da tempo a Rinaldi informazioni sul collaudo dei gas medicali, “ma non ho ottenuto risposta: il rischio è che una volta a Cona non si possa operare”. C’è anche il problema dell’Università: “A Ferrara sono già state chiuse 12 specialità, è vero che si vogliono realizzare 4 poli regionali, tra cui non è compreso il nostro ateneo?”. La convinzione è inoltre che il trasferimento della Facoltà di Medicina a Cona “sarà un’altra Cona”, ossia ultimato almeno nel 2020.
Sempre parlando di mobilità, ha concluso la conferenza il capogruppo leghista Giovanni Cavicchi, immaginando la situazione che vivrà chi, come lui, abita a San Bartolomeo per recarsi al nosocomio: “Incrocerei il passaggio a livello di Gaibanella, che rimane chiuso per 12 minuti. Un’ambulanza come farà?”.