



In questi giorni abbiamo assistito ad un fatto gravissimo che induce una riflessione politica. Il pensionato (forzato?) Maurizio Chiarini, ex amministratore delegato di Hera, in una intervista ha insultato i cittadini che protestano contro la costruzione della centrale finto-geotermica di via Conchetta, già sede dello sciagurato cancrovalorizzatore, che il sottoscritto, insieme a Luigi Gasparini, ha fatto chiudere nel 2005 con un esposto alla Procura. Li ha definiti “una minoranza di cronici perdenti e arrabbiati ”, nell’assordante silenzio di Tagliani. Il segretario del PD Finco ha blandamente rimproverato l’ex compagno, aspramente criticato invece da Forza Italia. La stessa arroganza qui segnalata, Chiarini l’aveva dimostrata nel 2004, quando, a seguito di pubbliche denunce sull’inquinamento prodotto dal cancrovalorizzatore di via Conchetta, aveva querelato e citato in giudizio civile il sottoscritto, con richiesta di danni milionaria. La denuncia fu archiviata, il giudice civile condannò Hera all’indennizzo del denunciato per causa temeraria e sancì il legittimo valore sociale delle sue battaglie.
Ma il problema che qui preme sottolineare non è l’arroganza di un ex politico, già braccio destro di Soffritti per tredici anni e convertito manager di Agea e di Hera per nomina politica (Sateriale, Cofferati). E nemmeno la sua ingratitudine nei riguardi del partito che gli ha offerto tali opportunità e dei cittadini che gli hanno pagato stipendi d’oro, prima con le imposte e poi con le tariffe monopolistiche di Hera. Tutto questo, infatti, riguarda la sua coscienza e credibilità. Ppf denuncia da anni (e qui sta il nodo politico) lo strapotere di Hera in città, il forte condizionamento da essa esercitato su partiti e istituzioni nelle scelte fondamentali in materia di servizi pubblici locali e ambiente, il suo comportamento predatorio, che ha impedito a Ferrara, unico caso in regione, il processo di integrazione delle aziende pubbliche operanti nel settore. Nè Ppf ha mai taciuto la propria convinzione che Tagliani, fin dal 1999 come vicesindaco, abbia condotto l’amministrazione della città da una posizione politicamente subalterna rispetto al suo più importante sponsor Maurizio Chiarini ed alle aziende da lui rappresentate, Agea e Hera.
Nel lungo percorso politico (ricordiamo che i cittadini pagano al sindaco lo stipendio ininterrottamente da 15 anni – come vicesindaco, consigliere regionale, sindaco – e che egli ha trascorso i precedenti dieci in consiglio comunale, non sempre all’opposizione di Soffritti, come vorrebbe far credere nel suo curriculum online), Tagliani ha lasciato infinite prove di autonomia politica limitata, con scelte spesso in conflitto con il bene comune e l’interesse dei cittadini. Le abbiamo ampiamente denunciate ai cittadini, ma in questa sede è utile ricordare le più gravi.
La svendita di Agea è certamente il suo capolavoro, preceduta dai contratti di servizio Hera dai corrispettivi esorbitanti e dalle durate infinite. Tagliani volle la triplicazione del cancrovalorizzatore di Cassana e lo scorporo dal Comune a Agea (Hera) del teleriscaldamento (pagato dallo stato) e delle turbine a vapore. Cedette a Hera la rete del gas a valore simbolico, riconobbe il vecchio debito fuori bilancio della discarica Cà Leona, si inventò l’inutile fotovoltaico per salvare la Spal. Più di recente ha svenduto a comando le azioni Hera, dopo averne rifiutato la cessione a quotazioni più alte. Sostiene, nonostante il prezzo politico, la centrale finto-geotermica di Malborghetto ed il raddoppio del teleriscaldamento. Scelte che hanno comportato la perdita di centinaia di milioni di euro, passati per mano del loro sindaco dalle tasche dei ferraresi alle casse dell’azienda e dei soci privati. Ed ora, a missione compiuta e nel tentativo di ricostruirsi una verginità ampiamente perduta, Tagliani gioca il bluff dell’uscita dal patto di sindacato, imposto dagli accordi dopo l’aggregazione di Hera con Acegas-Aps. Alle prossime urne tutti i nodi verranno al pettine.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf
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