



di Valentino Tavolazzi
Il bastimento imbarca acqua ed il comandante se la prende con Nettuno, il dio del mare, invece di azionare le pompe di svuotamento delle stive e di istruire l’equipaggio perché ripari le falle. Alla fine del 2008 chiunque aveva previsto la lunga fase di stretta dei conti pubblici e l’allarme era suonato soprattutto per i Comuni spendaccioni, rigonfi di personale ed indebitati fino al collo, come Ferrara. Insomma per i Comuni mal gestiti. Eppure Tiziano Tagliani, imperterrito, continuava ad assumere decine di dipendenti a tempo indeterminato (personale della scuola e non solo), ben sapendo che i 50 milioni di euro di stipendi comunali costituivano la falla principale. Svendeva le reti del gas, in cambio di azioni Hera, per un valore assai inferiore al giusto prezzo di mercato, rinunciando così al taglio drastico del debito (150 milioni), il cui costo per la collettività ammonta a 18 milioni l’anno (nota per Marattin: capitale più interessi!).
L’avvocato Tagliani non smobilizzava neppure le azioni Hera, quando valevano più di oggi, nè chiudeva il geniale derivato, che nel 2011, indipendentemente dalle misteriose trattative con Dexia Crediop (?), costerà un milione di euro. Per evitare ogni affaticamento, Tagliani non tagliava a sufficienza i contributi alle associazioni, né i finanziamenti alle iniziative di puro intrattenimento del popolo (concerti estivi a go go). E per non essere tacciato di iperattivismo, si guardava anche dall’abbassare lo stipendio ai dirigenti (retribuzione variabile di risultato, per quale risultato?), mentre continua a pagare lo stipendio ai presidenti di circoscrizione, dopo che il governo ha tagliato i gettoni ai consiglieri. Lui, il Pd e la maggioranza che lo sostiene, per due anni hanno alzato le mani in consiglio comunale per affossare le proposte di Progetto per Ferrara/M5S, in occasione dei bilanci preventivi 2010, 2011 e non solo. La verità è che Tagliani non ha voluto assumersi la responsabilità politica di preparare il Comune alla crisi ed ora ripiega sul salasso ai cittadini, mettendo le mani nei loro magri bilanci familiari, con una reazione che qualsiasi amministratore di condominio potrebbe avere.
E con questi chiari di luna, proprio quando l’esempio di chi amministra è fondamentale per chiedere sacrifici alla popolazione, il Pd lancia alle nuove generazioni segnali di “casta”, sistemando tre giovani consiglieri comunali in posizioni ben retribuite, stabili per alcuni anni e caratterizzate da arbitrio nella selezione. Così facendo il partitone semina oltretutto il dubbio che il nesso tra quelle nomine politiche e le mani alzate in consiglio per non cambiare nulla, non sia casuale. Si tratta di Enrico Balestra, consigliere Pd nominato [eletto, ndr] presidente Uisp provinciale; Giulia Resca, consigliera Pd e nuova collaboratrice per cinque anni del sindaco di Portomaggiore; Simone Merli, capogruppo Pd, arruolato nello staff del consigliere regionale Roberto Montanari. Per non parlare della ex consigliera regionale Daniela Montani (assunta in Hera?) o dell’ex sindaco Daniele Palombo, in attesa di un posto ancorché maturo per la pensione. Il messaggio è il seguente: siete giovani? Cercate lavoro ben retribuito? Arruolatevi nel Pd, che alla faccia della crisi mondiale, un posto ve lo troverà. I titoli? Tranquilli, appartenenza e fedeltà contano più di ogni altro requisito. E non importa se così facendo il Pd perderà voti, l’importante è premiare la fedeltà e garantirsi il sostegno alle scelte compiute da chi decide davvero, anche da fuori del partito!
Ci attendono tempi durissimi, ma non solo per la grave crisi economica mondiale. E’ l’assenza di un progetto di cambiamento della politica e dell’amministrazione locale a preoccuparci maggiormente. E’ il vuoto di audacia a deludere e a tingere di fosco il futuro per la nostra città e per le nuove generazioni. E purtroppo non si nota alcuna volontà di cambiare.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Progetto per Ferrara
Movimento 5 Stelle