



di Paolo Giardini
Le cronache riportano che la settimana scorsa il sindaco di Ferrara ha accolto l’Arciduca di Hera Tomaso Tommasi di Vignano e il suo seguito. Per garantire adeguato tepore all’augusto ospite, non è stata necessaria una levataccia all’alba per accendere l’impianto di riscaldamento della residenza municipale. Come nella Parabola delle vergini prudenti con le lampade accese in notturna attesa, anche l’impianto di riscaldamento del Municipio resta acceso alla notte. Lo può verificare chi disponga di un sensore ad infrarossi, puntandolo nottetempo alle finestre del palazzo.
Ciò che menti meschine giudicherebbero un inutile sperpero si è rivelato un investimento, grazie al quale il facondo sindaco ha ottenuto dal suo ammansito Signore uno sgravio sulle spese. L’Arciduca, che a parità di luce emessa aveva raddoppiato da un anno all’altro i vari milioni della spesa al Comune per l’illuminazione pubblica, ha munificamente concesso al suo devoto un risparmio di circa il 10% (550.000 euro all’anno). Ma senza rendere il peculio! Il granducato di Hera esige soldi ma non dà soldi (anche per l’acquisto delle reti gas l’Arciduca di Hera non corrisponde valuta, solo proprie azioni), perché paternamente auspica che le disponibilità di denaro non suscitino peccaminose bramosie. Così i ferraresi, continuando a pagare il doppio per l’illuminazione pubblica, godranno della liberalità del loro Signore tradotta in opere di miglioramento e manutenzione corrispondenti a quel “risparmio”. Una signorile lezione di stile!
Permeato il clima di regale condiscendenza, anche dopo che l’Arciduca se n’è andato lo spirito di sfarzosa benevolenza ha continuato ad aleggiare in Comune, per cui il sindaco è sceso ad incontrare i vocianti lavoratori senza paga di Romagna Ruote, informandoli, commosso, che per loro non sarebbe andato in vacanza. E i lavoratori riconoscenti, che pure loro non vanno in vacanza, si sono sentiti avvolti nel calore di un’unica famiglia. Dopodiché il sindaco, memore dell’artistico risultato del responsabile elettorale del suo partito alle elezioni, lo ha sollevato dalla collocazione all’Enaip (ente morale, cerca di far concorrenza alle scuole professionali di stato) per adagiarlo nella più confacente poltrona di amministratore di Ferrara Arte. Contestualmente, come strenna natalizia ha rinnovato i consigli di amministrazione delle Farmacie Comunali e della SOT Hera. Non ha scelto fra gli operai di Romagna Ruote, nonostante abbiano competenze per quegli incarichi almeno uguali a quelle delle persone scelte. Però ha mantenuto un criterio di equità: la somma degli emolumenti percepiti da quelle persone corrisponde alla somma delle indennità di disoccupazione dei 200 lavoratori. Unica differenza, le indennità sono temporanee e gli emolumenti no. Ma, va detto, non per colpa del sindaco. Quel galantuomo.
Paolo Giardini