



Progetto per Ferrara disapprova la riorganizzazione della rete ospedaliera ferrarese ed i tagli operati sulla pelle dei cittadini, senza coinvolgerli nelle scelte di fondo. Denuncia inoltre gli sprechi che la casta continua a scaricare sulla popolazione, per mantenere se stessa a scapito degli interessi collettivi. I cittadini hanno il diritto di partecipare direttamente alle scelte che li riguardano e di determinare il futuro delle proprie comunità. Con la formula “Hub and Spoke”, che fa tanto modernità ed efficienza, e su dictat di Errani e Lusenti, i direttori Saltari e Rinaldi stanno tagliando l’assistenza ospedaliera nel nostro territorio.
Sono in arrivo disagi e sofferenze per una popolazione con il più alto indice di vecchiaia della regione (236,3 contro 170,2 media regionale) ed afflitta da una crescente cronicità del diabete, delle malattie dell’apparato respiratorio e del sistema circolatorio. Il piano prevede la completa chiusura del primo soccorso nell’ospedale di Copparo, dove rimarranno 66 letti per pazienti post acuzie e lungodegenti, oltre alla casa della salute H12. Il poliambulatorio di Berra e l’attività specialistica di Tresigallo verranno trasferiti a Copparo. Stessa fine farà il Borselli di Bondeno, dove resta confermata la chiusura del pronto soccorso, la casa della salute H12 e 40 letto post acuti e lungo degenti. A Bondeno verrà trasferita l’attività specialistica di Sant’Agostino, Vigarano Mainarda e Poggio Renatico. Quella oggi disponibile a Mesola e Migliarino verrà concentrata presso gli ospedali del Delta, di Argenta e di Comacchio. In quest’ultimo rimarranno 26 posti letto, ma cesserà la degenza chirurgica ordinaria e l’endoscopia digestiva.
Tuttavia la scelta più vergognosa compiuta dalla giunta Errani è senza dubbio la chiusura del Sant’Anna, che priverà gran parte dei residenti dell’ospedale in centro, del pronto soccorso e di quasi tutte le prestazioni ospedaliere in day hospital (mediche, chirurgiche, chemioterapie, radioterapie). Inoltre i tempi di rientro delle ambulanze a Cona si allungheranno per chi vive a Cassana, Porotto, Barco, Ponte, Francolino, Ravalle, Casaglia, con peggioramento dell’assistenza in emergenza, nei casi di infarto, ictus, grave emorragia, grave insufficienza respiratoria. Cona è un cantiere da vent’anni. Abbiamo speso 500 milioni di euro per un ospedale obsoleto, mal costruito (secondo la magistratura), situato in un’area allagabile, scomodo e mal collegato alla città. Cona sarà una sciagura per i pazienti di Ferrara, i loro famigliari, il personale medico ed infermieristico, perché coinciderà con la chiusura del Sant’Anna. In nessun altro capoluogo emiliano il Pd ed i suoi amministratori hanno osato fare ciò che stanno per infliggere ai ferraresi. Bologna, Modena, Reggio, Parma, Piacenza, hanno mantenuto i propri ospedali in città. E mentre i sindaci Pd dei Comuni della provincia coinvolti nei tagli, sono in stato di agitazione, l’avvocato Tagliani sostiene che mancano i soldi per mantenere in centro un piccolo ospedale da 200 posti letto, con pronto soccorso, richiesto in aprile 2011da 15 mila partecipanti al referendum autogestito da Progetto per Ferrara.
Se davvero mancano i quattrini, perché Tagliani accetta lo spreco di risorse per mantenere in piedi due strutture aziendali, pagare due direttori, personale amministrativo e sedi in esubero? Perché non protesta per gli incarichi da centinaia di milioni di euro l’anno, tanto più onerosi quanto più si allungano i tempi di Cona? Dal 2004 paghiamo Marino Pinelli, dirigente in pensione, impegnato part time a Cona come coordinatore amministrativo, con un compenso dell’ordine di grandezza di quello del direttore Rinaldi. Da molti anni paghiamo l’arch. Anna Ricciarelli, incaricata (part time) di supportare le scelte tecniche a Cona, con un compenso attuale di oltre 9 mila euro al mese. Ma la vicenda più incredibile è la nomina fino al 2015 di Davide Fabbri direttore dell’inesistente “Città della salute”, detta Presidio Sanitario Territoriale Sant’Anna. Fabbri percepisce uno stipendio comparabile a quello di Rinaldi, per dirigere la “Città che non c’è”. Infine sta arrivando a Cona l’attuale direttore del policlinico di Modena, Stefano Cencetti, che secondo la stampa locale non supererebbe la verifica di metà mandato, per i forti dissapori con il rettore dell’Ateneo di Modena-Reggio, Aldo Tomasi. Qualcuno ha pensato di spedirlo a Cona, per dare una mano a Rinaldi, scaricando sui cittadini il costo di questo risiko politico della sanità emiliana. Una pesante ipoteca politica, infatti, si sarebbe abbattuta su Rinaldi, dopo il flop del trasloco a Cona nel novembre 2011, rinviato sine die per mancanza di autorizzazioni e per il ritrovamento di una colonia di legionella, a lui nota dal 4.11.11, ma taciuta nella conferenza stampa del 7.11.11.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale Ppf
Movimento 5 Stelle