



Leggo sulla stampa locale ( leggi ), la puerile replica dell’assessore allo sbilancio Luigi Marattin, che evita accuratamente il merito della critica di Ppf riguardo alla svendita delle azioni Hera e tenta di spacciare per bugie e falsità (in ciò aiutato da alcuni titoloni) i fatti contestati, ancorché sostenuti da solide prove. Egli preferisce dissertare sulla visibilità di chi, come me, non ne ha bisogno, in quanto presta servizio civile gratuito a tempo determinato nel solo interesse dei cittadini, invece di assumersi la responsabilità di aver venduto tardi e male un pezzo di patrimonio collettivo, perdendo molti quattrini e di avere inoltre teorizzato che non fosse conveniente lo smobilizzo di azioni Hera, richiesto da Ppf in consiglio comunale nel 2009-10-11 e finalizzato alla riduzione dei debiti comunali. Non replicando a tali critiche, Marattin di fatto ammette la sua responsabilità e dovrebbe pertanto trarne le doverose conseguenze.
Lui e il sindaco Tagliani non hanno capito al momento giusto ciò che anche un amministratore di condominio capisce al volo (con tutto il rispetto per la categoria), producendo milioni di euro di perdita per la mancata riduzione del costo del debito nel periodo 2011-14 e per la differenza tra il valore 1,7 euro del titolo Hera nel 2011 ed il prezzo di svendita 1,51 attuale. Soldi che Tagliani e Marattin hanno fatto pagare ai ferraresi. Ciò indurrebbe qualunque amministratore pubblico, dotato di un minimo di dignità ed onestà intellettuale, a farsi da parte dopo aver chiesto scusa alla città.
La sola contestazione che Marattin si sente di respingere è il danno patrimoniale. Egli nega che esista, poiché (udite udite) le azioni Hera sarebbero a bilancio al valore nominale di un euro ed in ogni caso il Comune non avrebbe l’obbligo di una contabilità patrimoniale. Questo è l’approccio burocratico e ipocrita nell’affrontare i problemi della collettività, segno evidente della dimensione e dello spessore del pubblico amministratore!
L’inadeguatezza del sistema contabile dei Comuni consente da sempre ad amministratori inadeguati di gestire allegramente i soldi dei cittadini. La lacuna è stata tuttavia rimediata con il decreto legislativo 118/2011 che finalmente obbliga gli enti locali a redigere il “conto del patrimonio, e a rilevare, in particolare, le variazioni del patrimonio dell’ente che costituiscono un indicatore dei risultati della gestione”. Ma anche in assenza di tali norme, basta il buon senso del padre di famiglia per capire l’enormità del danno arrecato alla città, dalla svendita tardiva di una parte del portafoglio azionario del Comune. Se un sindaco compra azioni a 1,685 euro (esiste la perizia al riguardo con il calcolo del concambio Agea/Hera), le iscrive a bilancio al valore nominale Hera (1 euro) perché le bislacche regole contabili glielo consentono, poi le vende a 1,51 rimettendoci quasi un milione di euro a favore di chi compra (ci dica il sindaco chi?), ed oltretutto ha la spudoratezza di spacciare l’operazione per un affare, il minimo che si meriti è la cacciata dal palazzo con i forconi, sua, dell’intera giunta e del Pd, che da decenni prende per i fondelli i ferraresi.
Valentino Tavolazzi
Consigliere comunale
Progetto per Ferrara
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