



di Valentino Tavolazzi
Una società giusta aiuta i poveri e non regala ai ricchi. Chi la governa taglia gli sprechi ed investe in economia e lavoro. Usa la crisi per fare riforme e cambiamenti strutturali. Contro tutto questo cozza il sistema tariffario dei servizi a domanda individuale (trasporto scolastico, centri ricreativi estivi, nidi, materne, con esclusione della mensa), che in perfetta continuità con il passato, l’amministrazione comunale si appresta a portare in consiglio dopo un ritocco dell’1,5%. Una famiglia con valore ISEE annuo di oltre 43 mila euro (corrispondente ad un reddito di 90 mila) pagherà 375 euro/anno per il trasporto scolastico, che ne costa 1056 al Comune. Significa che sulla collettività si scaricheranno 681 euro.
Questo è ciò che prevede il piano del sindaco Tagliani, che finora si muove lentamente, in perfetta continuità con il passato, senza scosse e con approccio notarile, in un contesto sociale che invece richiederebbe un forte impulso per il cambiamento.
Non c’è giustizia nel piano tariffario del trasporto scolastico, perché sono i contribuenti, anche i meno abbienti, spesso non utenti del servizio, operai, pensionati, piccoli artigiani e commercianti, che pagano una quota consistente del costo, non solo in aiuto alle famiglie più svantaggiate come è giusto, ma anche a favore di quelle benestanti, che potrebbero sostenerlo in toto. E poco importa che il servizio costi troppo e sia male organizzato (il Comune nel 2010 spenderà 761 mila euro e ne incasserà solo 141 mila dagli utenti, pari al 18,5%), fatto che di per sé dovrebbe suggerire l’urgente riorganizzazione del medesimo. E’ il sistema tariffario ad essere ingiusto! In un momento di grande difficoltà dei conti pubblici, l’amministrazione, forte di una maggioranza schiacciante in consiglio, non è in grado di mettere mano alla spesa e di chiedere, a chi può pagarlo, il costo del servizio. La maggioranza pensa più a risanare il bilancio o al consenso elettorale? Stiamo parlando di 200 iscritti (su un totale di 668) le cui famiglie non dichiarano l’ISEE (o lo dichiarano superiore a 43 mila euro) e pagano un terzo di quanto il servizio costi alla collettività! Oltretutto tale approccio del Comune fa aumentare iscritti e mezzi di trasporto, visto che ne incentiva l’uso (con grande gioia dell’azienda appaltatrice), favorendo gli sprechi.
La stessa situazione si verifica nei centri ricreativi estivi. Il comune spenderà nel 2010 mezzo milione di euro e ne incasserà 111 mila dagli utenti. Anche in questo caso è giusto aiutare i ceti meno abbienti, ricorrendo alla fiscalità generale. Ma non è giusto che famiglie con 50 mila euro di reddito (fascia 13° e oltre) paghino mediamente il 69% del costo del servizio (360 euro al mese contro un costo di 525).
Poi c’è il groppo nidi e materne. Ieri la giunta avrebbe dovuto spiegare in commissione il nuovo piano tariffario, deciso a fine 2009 senza sottoporlo al consiglio comunale, ma non ha portato i dati aggiornati, in particolare il costo del servizio ed il grado di copertura delle rette. Attualmente sono disponibili i dati 2008 che indicano in 7 milioni il costo dei nidi ed in poco più di 1 milione le entrate da rette (copertura 15%). Un bimbo al nido comunale nel 2008 costava 8606 euro l’anno. Una famiglia con reddito superiore a 70 mila euro (ISEE 35 mila) pagherà per dieci mesi di servizio circa 4000 euro; con 140 mila di reddito pagherà 4200; con 200 mila salirà a 5000; con reddito superiore pagherà 6500 euro. Dunque sulla collettività, compresi operai, pensionati a basso reddito, si scarica la differenza tra il costo del servizio e quanto paga chi sta bene. La giunta fa sconti ai ricchi a danno dei poveri, quando invece sarebbe urgente reperire risorse, facendo pagare il costo a chi può, allo scopo di ampliare i servizi nidi e materne e dare una risposta agli oltre 800 bambini in lista d’attesa.
Valentino Tavolazzi, Consigliere comunale
Progetto per Ferrara, Movimento 5 Stelle
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