



“Come sezione locale di Medicina Democratica, facciamo un appello ai futuri sindaco e presidente della provincia, perché affrontino nel modo dovuto l’emergenza sanitaria che qui vogliamo denunciare. Secondo i dati dell’Associazione italiana Registri tumori, che copre tutto il nord-est d’Italia (Emilia-Romagna e Triveneto), Ferrara ha il triste primato per l’incidenza di cancro nelle femmine e il secondo posto nei maschi.
Il dato è purtroppo supportato dalla reportistica regionale dell’ASL Emilia-Romagna, da cui risulta che Ferrara è la prima in regione per ogni tipo di neoplasie. In particolare, per il cancro al polmone e al colon-retto nei maschi, per il cancro all’utero nelle femmine. Questi dati sono noti da tempo. Non si capisce per quale motivo vengano passati sotto silenzio, eccezion fatta per rapidi accenni, come quello recente del prof. Liboni, dalle pagine di un quotidiano locale.
Ultimamente, in occasione di alcuni dibattiti sulla triplicazione dell’inceneritore di via Diana o sull’asilo-nido di via del Salice, il prof. De Togni ha presentato alcuni studi epidemiologici che denotano la presenza di preoccupanti concentrazioni di casi di cancro in diverse zone della città. Non si può escludere che siano in stretta relazione con la presenza di inceneritori, discariche o dell’attività del petrolchimico.
Crediamo fermamente che sia doveroso per il futuro sindaco, per legge garante della tutela della salute pubblica, fare chiarezza e intervenire al più presto, con provvedimenti che vadano dal blocco delle emissioni cancerogene alle bonifiche dei terreni inquinati. Grazie per l’attenzione”.
Firmato: Tommaso Mantovani, referente provinciale dell’Associazione Onlus Medicina Democratica.
Vediamo allora alcune di queste cifre citate da Mantovani nella sua lettera. Per quanto concerne le zone con maggiore predisposizione all’insorgenza di patologie neoplastiche, nella tabella 1 è riportata la zona di Malborghetto dove Mantovani riferisce di un “addensamento” di casi anomali di incidenza di linfoma non Hodgkin rispetto ad una media regionale”.
I linfomi non Hodgkin sono tumori maligni del tessuto linfatico, con localizzazione primitiva nei linfonodi e che più raramente possono comparire in sede extra-nodale (cute, ghiandole esocrine, gonadi, apparato gastro-enterico, Sistema Nervoso Centrale).
Per quanto concerne l’anno 2007 (la popolazione standard utilizzata per calcolare il tasso standardizzato è quella emiliano romagnola residente nell’anno 1998), secondo la Banca dati REM della Regione Emilia-Romagna a Ferrara le femmine decedute per tumore sono state 276 (su 596 decessi totali), i maschi 420 (su 846 decessi).
Il quadro globale (tabella 2) parla di 1.442 decessi, di cui 346 riconducibili a patologie cancerose; in soldoni, a Ferrara 4 morti su 10 sono dovute a patologie neoplastiche.
Che fanno di Ferrara la prima provincia in cui si muore per tale motivo: seconda Piacenza (341), terza Parma (340). Bologna ad esempio, che ha un’estensione territoriale ed una popolazione assai maggiore di Ferrara, presenta nella tabella un 304 che ne fanno l’ottava realtà regionale.
Passiamo ai tumori maligni, sempre con riferimento all’anno 2007: a Ferrara 267 donne (su 576 decedute) sono state stroncate da patologie maligne, per quanto concerne gli uomini, 409 (su 824 morti). In totale (riferimento tabella 3) su 1.400 decessi, 336 sono riconducibili a tumori maligni, ovvero 4 morti su 10.
Anche per queste rilevazioni, Ferrara nel 2007 è risultata la prima realtà regionale per numero di decessi calcolati con tasso standardizzato; seconda Piacenza (330), terza Parma (329).
Passiamo alla statistica sui tumori maligni che colpiscono lo stomaco. Sempre nel 2007 16 donne su 36 sono morte per tale patologia, per quanto concerne gli individui di sesso maschile sono stati 24 su 48 (tabelle 4 e 5).
I casi in Italia nel 2006. Nel periodo 1998-2002 nell’area AIRT sono stati diagnosticati in media ogni anno 783,4 casi di tumore maligno ogni 100.000 uomini e 613,1 ogni 100.000 donne. Le sedi tumorali più frequenti sono risultate per i maschi la cute non melanomi (15,2%), la prostata (14,4%), il polmone (14,2%), la vescica (9,0%) e il colon (7,7%); per le donne la mammella (24,9%), la cute non melanomi (14,8%), il colon (8,2%), il polmone (4,6%) e lo stomaco (4,5%).
Le stime per l’Italia indicano un totale di 162.756 nuovi casi diagnosticati fra i maschi e di 129.247 fra le femmine (escludendo i tumori cutanei non melanomatosi); per quanto riguarda la mortalità nel 2002 si sono verificati 89.561 decessi per tumore fra i maschi e 66.471 fra le femmine.
Il rischio di avere una diagnosi di tumore nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 374,4‰ fra i maschi (1 caso ogni 3 uomini) e di 272,9‰ fra le femmine (1 caso ogni 4 donne).
Nel loro complesso i tumori sono una patologia dell’età adulto-avanzata, infatti il rischio di ammalarsi o di morire quasi raddoppia considerando anche la decade d’età successiva (0-84 anni). Il rischio di morire per tumore nel corso della vita (fra 0 e 74 anni) è di 165,2‰ fra i maschi (1 decesso ogni 6 uomini) e di 89,7‰ per le donne (1 decesso ogni 11 donne).
I tassi di incidenza per tutti i tumori variano molto nel nostro paese, con i valori più bassi generalmente nel Meridione. Il rapporto fra i tassi delle aree a incidenza più elevata e quelli delle aree a minore incidenza è circa 1,5.
Per quanto riguarda gli andamenti nel tempo, l’incidenza per tutti i tumori nel loro complesso è in crescita in entrambi i sessi mentre la mortalità è in diminuzione sia nei maschi sia nelle femmine.
di Barbara Lamborghini