19 Mag, 2010
Turobogas di Ferrara: “Quante promesse disattese”
Inserito da: PpF In: Ambiente e salute




Scritto da Alessandro Kostis
Nella nostra gita fuori porta di qualche settimana fa al petrolchimico di Ferrara, avevamo voluto andare a vedere in prima persona cosa succede dentro uno stabilimento del genere. In verità, eravamo rimasti sorpresi dalla grande ospitalità che i nostri accompagnatori ci avevano riservato. Tutto, in quell’occasione, ci è apparso molto trasparente e degno di fiducia; cosa che, infatti, abbiamo anche sottolineato in un articolo apparso un paio di settimane fa.Tuttavia qualche dubbio c’è rimasto. La nuova centrale turbogas, ad esempio. Nella nostra visita sul posto, l’argomento è stato solo sfiorato.
Si è accennato a questo nuovo impianto che avrebbe dovuto abbassare i costi energetici del polo chimico, ma qualcosa, anche parlando con gli addetti al lavoro, ci era parso non tornasse. Ora, dopo aver sentito la voce di chi quello stabilimento lo gestisce, abbiamo deciso di ascoltare anche chi, invece, vede nella nuova centrale più elementi critici che benefici. Soprattutto per la comunità dei cittadini.
Per questo, ci siamo rivolti al consigliere comunale Valentino Tavolazzi (esponente della lista civica Progetto per Ferrara), uno dei più attivi, in campo politico, quando si parla di salute e di ambiente.
Dott. Tavolazzi, chi trarrà i maggiori benefici dall’attivazione della nuova centrale turbogas?
Io, sinceramente, non vedo nessun vantaggio. La centrale è stata spacciata come un traino di recupero, in realtà aiuterà solo la rete energetica nazionale. Per il polo chimico non ci sarà nessun vantaggio, basti pensare che la linea interna di distribuzione non è nemmeno completa. In più c’è un problema di voltaggio: i macchinari del petrolchimico richiedono un voltaggio differente da quello fornito dalla centrale. Direi che ci sono state numerose menzogne riguardo la effettiva possibilità di traino, in verità è chiaro che la centrale andrà a servire solo la rete nazionale. È evidente che l’unico soggetto che trarrà dei benefici da questo impianto è il suo proprietario, cioè EniPower. Per loro sì che rappresenterà una miniera d’oro, soprattutto visto il fatto che l’energia prodotta da un impianto turbogas è assimilata alle fonti rinnovabili (e gode quindi di lauti incentivi).
Passando ora ai possibili problemi ambientali che una centrale del genere può causare, cosa ci dice riguardo alle future emissioni?
Se la prima promessa mancata era che la turbogas avrebbe rilanciato i destini del polo industriale, favorendo anche l’insediamento di nuove aziende (come la vicenda dell’Estelux, ndr), la seconda era quella inerente alla riduzione delle emissioni. La V.I.A. (la valutazione di impatto ambientale), nel suo calcolo, si è tuttavia basata su studi fasulli, in cui si comparavano le emissioni della nuova centrale con quelle delle due centrali preesistenti, che tuttavia sono state considerate come alimentate a gasolio. In verità, una, la CTE1, era completamente a gas, mentre la seconda, la CTE2, per il 60% alimentata a metano. Se avessero fatto una comparazione esatta, sarebbero venuti alla luce ben altri valori, soprattutto per quel che riguarda i Nox (ossidi di azoto). Proprio attraverso processi fotochimici che ruotano attorno a questi NOx, inoltre, si formano le micropolveri, un elemento nemmeno preso in considerazione al momento di fare la V.I.A. E, sempre per rimanere sul tema ambiente, un’ulteriore promessa che era stata fatta nel periodo della valutazione, era quella di procedere alla bonifica del sito. In realtà, ad oggi, è stato fatto poco o nulla. Hanno bonificato giusto laddove sarebbe sorta la turbogas, ma non hanno iniziato a fare niente per bonificare le falde acquifere sotterranee.
Ma la gente è stata coinvolta nel processo decisionale che ha portato alla nascita della nuova centrale?
No. Fino al 2003 è stato un dramma, solo silenzio. Poi c’è stata un po’ di mobilitazione, soprattutto da parte dei comitati. Nel 2007 è stata la volta del referendum, autogestito in quanto non autorizzato dal Comune: in due giorni si è arrivati a 11.500 voti contrari. Nessuno ne ha tenuto conto. Tuttavia la mobilitazione dei comitati in qualche modo ha pagato: la V.I.A imponeva che gli offgas (le cosiddette torce che fuoriescono dai camini) fossero trattati. La Sef (la società realizzatrice, ndr) ha tentato di portarli direttamente dentro la turbogas, trattandoli (bruciandoli) lì. A quel punto noi abbiamo presentato due esposti al ministero e convinto la commissione V.I.A a far realizzare due impianti di trattamento a parte.