



Comunisti e Pd sempre più lontani. Bregola: ”Si rischia l’astensione”
di Marco Zavagli
“Abbiamo ben governato per 65 anni e non c’è motivo di cambiare”. “Il centrosinistra in 65 anni ha fatto dei disastri e l’opzione politica è tra continuità o cambiamento”. È tutto nelle brevi dichiarazioni rilasciate da Marcella Zappaterra e Giorgio Dragotto ai microfoni di Studio Aperto il leitmotiv che accompagnerà i due poli da qui al 21 e 22 giugno.
Intanto, per convincere gli elettori a cambiare o meno, urge trovare le sponde giuste. In Provincia il compito sembra più facile. La candidata del Pd non deve guardarsi troppo attorno avendo già tirato tutte le frecce al proprio arco: i possibili alleati erano già tutti con lei al primo turno e deve solo sperare che l’astensionismo non la faccia da padrone. E lei non se lo nasconde: “chiedo a quel 49,79% che mi ha già dato il voto di tornare a votare il 21 e 22 giugno”.
Dall’altra parte Mauro Malaguti, che deve recuperare dal 27,23%, sa già che può contare sulla Lega Nord, che con il suo 10% abbondante ha trainato la corsa di Davide Verri. Difficile anche pensare a una corte serrata verso l’ex compagno di partito, visto che la sua lista Per Noi ha raccolto appena l’1,9%. Stesso discorso per Neda Barbieri: il suo 1.3% non fa troppa gola.
Discorso diverso invece per l’Udc, che con Conventi in Castello è arrivato al 3.3%. E magari per Gino Masina di Io amo Ferrara (2.8 punti percentuali per il civico). “Guardiamo a tutti – taglia corto l’uomo del Pdl -; per ora siamo ai primi contatti telefonici e domani (oggi, ndr) incontreremo Lega, Iaf e Udc”.
Tutto da decifrare invece il rebus in Comune. Le classiche “gatte da pelare” per Tiziano Tagliani si chiamano Barbieri, Tavolazzi e Bregola. L’uno esclude gli altri. Il leader di Io amo Ferrara ha già fatto capire di non gradire una coalizione al cui interno ci siano i comunisti. Dovesse il Pd scegliere tra i due, è più probabile che trovi appetibile il 9.2% di Giulio Barbieri piuttosto che il 3.9% di Prc-Pdci. “Con Rifondazione – spiega per l’ennesima volta l’ex vicesindaco – partiamo da posizioni molto distanti. Loro puntano i piedi su pubblicizzazione dell’acqua e asili pubblici e trovo difficile che si possa modificare il nostro programma in quella direzione”.
In mezzo c’è anche Progetto per Ferrara che può far valere il suo 3.1%. Anche in questo caso però, a prescindere dai rapporti tutt’altro che distesi con Tagliani, l’accordo non è di facile risoluzione.
“Entro domani (oggi, ndr) si decide tutto”, avverte il candidato del Pd, che sa che “Barbieri porrà le sue condizioni”. Un messaggio da leggere, forse, come apertura verso un posto in giunta. Posto che invece PpF non chiederebbe, “ma alcune sue condizioni non sono accettabili – mette le mani avanti Tagliani -: chiedere di non fare l’Idrovia è un modo sibillino per dire che non si vuole apparentare con nessuno. Non ha senso, c’è una legge dello Stato e io non sono contrario, e comunque la competenza spetta alla Provincia”.
Proverà a trovare punti di mediazione Paolo Calvano, già a partire dalla direzione provinciale che si terrà questa sera alle 21. “Da un lato lavoriamo per cercare di essere il più coerenti possibile con quanto detto fino ad oggi – anticipa il segretario provinciale da viale Krasnodar -, sapendo che il programma di Tagliani può essere vicino a tutte le sensibilità di sinistra di questa città”. Un modo per dire che il “credo” del suo candidato potrebbe già soddisfare di per sé gli elettori che hanno votato per Prc e Pdci al primo turno. Vengono poi le civiche, anzi i loro elettori: “porte aperte a loro prima ancora che alle liste di appartenenza – azzarda Calvano -; se poi eventuali confronti con le civiche si trasformeranno in apparentamenti lo vedremo nei prossimi giorni”.
Quanto all’altra civica, Rinnova Ferrara, dalla riunione di ieri sera è emersa la volontà di preservare la propria identità rinunciando ad ogni apparentamento con i candidati rimasti in lizza. “Daremo libertà di voto secondo coscienza” precisa a scanso di equivoci Romeo Savini.
Contatti con Barbieri e Tavolazzi li ha già avuti anche il Pdl, ma Giorgio Dragotto, cui spetta l’impresa di raddoppiare il suo 25,5% ottenuto al primo turno, vede in primo luogo il Carroccio come suo interlocutore privilegiato: “la Lega è un elemento imprescindibile della coalizione di centrodestra come dimostrato dal buon governo a livello nazionale”.
Vengono allora i due possibili “jolly” vincenti. Barbieri ha già fatto sapere di voler rimanere “neutro” a tutti i costi, concedendo però sul fatto che spetta ai “ballottanti” (come gli piace chiamare i due sfidanti) convincere i suoi elettori a votare per l’uno o per l’altro, sapendo però che una qualche contropartita (leggi assessorato – ipotizziamo noi – o magari una più neutrale e di grande visibilità presidenza del consiglio).
Dal canto suo Tavolazzi incassa i complimenti del “guru” Beppe Grillo (“mi ha telefonato per congratularsi – rivela – e mi ha salutato con una battuta delle sue: ‘questa volta non ti possono cacciare’”) e ammette che qualcuno lo ha già cercato. Ma è ancora presto per sbilanciarsi e allora l’unica dichiarazione canonica che rilascia è che “la situazione è ferma; noi rimaniamo disponibili a discutere, non chiediamo nulla in cambio, ma l’unica contropartita dovrà essere la sottoscrizione dei quattro punti fondamentali”. Ovvero parte del S. Anna a Ferrara, riduzione dell’inceneritore, vendita delle azioni di Hera e abbandono del progetto Idrovia con bonifica della zona del Boicelli.
Punti inconciliabili a prima vista con Tagliani. Ma in politica le sfumature hanno il loro peso: “sull’aumento della raccolta differenziata (tra l’altro prevista per legge con l’obiettivo del 65%) tutti sono d’accordo – spiega l’ex city manager – e su Hera Tagliani aveva detto che voleva rivedere i relativi contratti di servizio; quanto al S. Anna si tratterebbe di decidere quali funzioni tenere a Ferrara; l’Idrovia infine è una questione che dipende dalla Provincia, ma ci accontenteremmo di dichiarazioni forti in questo senso”. Prove generali di accordo con i democratici? Non è dato sapere ancora, anche perché Tavolazzi “mischia le carte”: “il centrodestra è più flessibile su alcuni punti – dice – come inceneritore e Hera, ma più rigido sul S. Anna (dove potrebbero crearsi ghiotte occasioni di edificazioni a scopo residenziale, ndr)”.
A complicare ulteriormente lo scacchiere delle alleanze c’è il 4% del classico convitato di pietra. Irene Bregola non ne vuole sapere di fare il primo passo a attende che squilli il telefono. “Siamo in attesa anche perché questa situazione non è stata determinata da noi – conferma -. A Tagliani mancano precisamente i nostri voti”. E se il telefono non dovesse squillare è possibile che accada come al primo turno: insieme in Provincia ma separati in Comune.
“L’unico problema in questo caso – avverte la leader di Rifondazione in Comune – è che dovremmo dire al nostro elettorato di non ritirare le schede per referendum e comunali (in questo caso verrebbe verbalizzato il rifiuto e considerato come un non voto, ndr); sarebbe un problema perché molti potrebbero non presentarsi nemmeno ai seggi dovendo votare solo una scheda su tre”.
Questa la linea già condivisa con il direttivo del circolo comunale e che dovrebbe essere stata ratificata ieri sera dalla segreteria del Prc. Nell’eventualità, remota, di un accordo con il Pd è logico che i comunisti si aspettino almeno un posto in giunta. “Al momento ci interessa solo la fase programmatica – nicchia Irene Bregola -; certo se si decidesse per l’apparentamento andrebbe considerato che saremmo la seconda forza della coalizione”. Nomina sunt consequentia rerum…