19 Set, 2009
Uno spettro si aggira per il petrolchimico
Inserito da: PpF In: Economia, sviluppo, lavoro




Articolo pubblicato da estense.com
La crisi della chimica in Italia finisce in consiglio comunale. È Irene Bregola, capogruppo di Rifondazione comunista-Pdci, a sollevare la questione con una interrogazione che è stata depositata ieri in municipio. “Le situazioni di Montefibre e di Vinyls Italia a Porto Marghera – si legge nel testo – rappresentano i casi più urgenti ed immediati delle crisi più generale che sta vivendo l’industria chimica ormai da anni; inoltre si tratta di due crisi aziendali che investono per forza di cosa il petrolchimico estense, non solo geograficamente inquadrato nel quadrilatero della chimica che comprende anche Marghera, Mantova e Ravenna”.
“La cessazione di una produzione in uno di questi stabilimenti – fa notare Bregola -, ed in particolare di Porto Marghera, rischia di generare il famigerato “effetto domino” con la conseguente chiusura, a cascata, di altre lavorazioni o addirittura di interi stabilimenti”.
L’esponente comunista prende il caso simbolo di Vinyls Italia, acquistata da Ineos dall’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor, che ha dichiarato il fallimento e ora si trova di fronte alla procedura di amministrazione straordinaria.
“I destini dei cicli del cloro e della filiera Cvm–Pvc – riassume Bregola – sono destinati a generare ricadute a cascata anche sui siti di Ferrara, Mantova e Ravenna con immediate conseguenze sull’intero sistema della chimica padana che produce il 40% del valore dell’intera chimica italiana (57 miliardi di euro). I commissari nominati dal Tribunale di Venezia hanno due anni di tempo per attuare il piano di salvataggio, che prevede investimenti per realizzare l’ammodernamento degli impianti anche attraverso la definizione di accordi di programma; la realizzazione di una maggior integrazione dei cicli produttivi del cloro e del pvc da perseguire anche attraverso un accordo con le due società dell’Eni (polimeri Europa e Sindyal) responsabili della fornitura di materie prime (cloro e acetilene) necessari alla produzione di cvm e quindi di pvc; un accordo con l’Enel per il contenimento dei costi energetici”.
In questo quadro Prc-Pdci segnala le situazioni di difficoltà che riguardano Ferrara. A partire dalle aziende Nylco e P-Group, “legate ad una crisi profonda che rischia di determinare condizioni di insolvibilità per il possibile perseguimento dei crediti da parte dei fornitori; verrebbe così compromessa la continuità produttiva e sarebbe messo a rischio il progetto di rilancio industriale attraverso l’aggregazione delle due realtà”. Viene poi il problema di Polimeri Europa, “legato, in generale alla scelta di Eni di disimpegnarsi progressivamente dal settore della chimica industriale”. Per arrivare a Basell. “Basell a Ferrara – spiega la consigliera – realizza polipropilene e per questo deve approvvigionarsi di propilene dall’impianto Polimeri Europa di Marghera. E’ evidente, quindi, che un eventuale venir meno della produzione Basell di Ferrara produrrebbe una conseguenza a cascata sulla produzione di etilene con immediate conseguenze sui livelli produttive occupazionali di Marghera e Mantova”.
Non manca all’appello Yara e il “rischio dell’utilizzo stagionale degli impianti; la presenza di tale azienda è fondamentale tanto per la specificità della sua produzione di fertilizzanti per un settore come quello dell’agricoltura quanto per la garanzia di raccordo con il petrolchimico di Ravenna per la produzione di ammoniaca; la produzione ferrarese permette la riduzione dei costi per il sito romagnolo, che altrimenti rischierebbe la chiusura”.
Non manca all’appello Syndial, riguardo “allo stato di sottoutilizzo rispetto alle potenzialità delle strutture; si attendono ancora le autorizzazioni per la bonifica di tutte le aree superficiali, ma i programmi analitici della società non guardano oltre il 2009”. Per finire con Estelux e le difficoltà “legate alla stasi degli investimenti: se il progetto avesse preso avvio in questa fase, avrebbe potuto dare un contributo significativo di sviluppo, sia per le imprese edili e meccaniche, che per il rafforzamento industriale del petrolchimico”.
Rifondazione e Pdci trovano in tutte queste crisi un solo comune denominatore: Eni. “Solo un suo intervento – afferma Bregola – può sbloccare la situazione. La sua situazione di bilancio evidenzia una straordinaria disponibilità economica che le consentirebbe di assumere un ruolo di primo piano nel settore dell’industria chimica: nel 2008 Eni chiude con un utile netto di 10,2 miliardi di euro, in aumento del 7,7%; il flusso di cassa ha raggiunto il livello record di 21,8 miliardi consentendo di finanziare investimenti tecnici e in acquisizioni di 18,9 miliardi di euro a supporto della crescita”.
Da qui la richiesta alla giunta di farsi promotrice di azioni indirizzate al governo per favorire la convocazione immediata del Tavolo Nazionale della Chimica e per fare da tramite con Eni per coinvolgere l’azienda “nell’industria chimica ed in particolare per i processi produttivi integrati ed interconnessi e per mezzo della presentazione di uno specifico piano industriale”.
All’amministrazione locale, invece, si chiede “la definizione di un accordo di programma generale, e di specifici accordi di programma locali stipulati tra enti pubblici ed imprese per sbloccare l’annosa questione delle bonifiche dei siti inquinati e di vincolare le aree attualmente interessate da impianti produttivi e stabilimenti ad uso esclusivamente produttivo–industriale, al fine di evitare la dismissione delle aree industriali per perseguire finalità speculative sulle stesse”.